1) Un amore, grazie, con tanta schiuma ma senza cioccolato
2) Le angiove di Cecè Laima
3) Briscola chiamata
4) Castelli di sabbia
5) Licia
6) I Magnagati
7) Mele verdi
8) Olive in calce
9) Palermo, Palermo
10) Piccola storia inutile, davanti a uno yogurt scaduto
11) Il sapore perfetto
12) Pizza al pecorino
Fuori concorso: Ageusia (o: la memoria dei sapori)

 
 

 

 

 

"Cin Cin Tortellin"

Un amore, grazie, con tanta schiuma ma senza ciocolato
di Paola "Arancia" Fantaguzzi

Ho apparecchiato in camera da letto, come in un brutto film americano, perché oggi pensavo al cioccolato. Un pensiero assurdo, di quelli che ti girano in testa come una brutta canzone. Un pensiero nato senza motivo, che si attorciglia nel cervello. E martella, noioso. Che poi a me non piace nemmeno.

E’ prepotente, il cioccolato. Lo metti in un dolce e ogni altro sapore scompare. Ed è invadente. Si insinua in tutti i biscotti, nelle torte, nei pasticcini. Perfino nei cannoli siciliani, al posto dei meravigliosi canditi dei miei ricordi, spegnendo la freschezza di spuma della ricotta. E cancella i sapori dell’infanzia. Come quando hanno messo il cioccolato nell’Ovomaltina e io ho pianto di rabbia. Ma tutti, tutti lo vogliono. Il cioccolato, solo il cioccolato, sempre il cioccolato. Cura la depressione, stimola le endorfine. Sia lode al cioccolato!
E improvvisamente il nodo dei pensieri si dipana.

E’ che anche l’amore è così: prepotente. Strangola ogni altra emozione, ogni pensiero, ogni desiderio. E’ invadente. Si insinua in tutti i pertugi della vita, in ogni respiro e nulla, nulla ha più senso. Se non lui. E da che ti amo, vedi, non posso fare niente altro che amarti. E non vivo più, come se fossi un lieve aroma di cannella soffocato dal cioccolato. E’ pesante, l’amore.

Per questo ho preparato la tavola in camera da letto. Con le finestre aperte per far entrare il vento. Perché non ci sia, tra di noi, la violenza scontata del cacao. Voglio inventare, con te, un amore di sapori leggeri.

Pesce. E frutti di mare. Guizzanti, scivolosi. Un vino chiaro, spumeggiante. Ne immagino la bottiglia tra le tue mani, ribelle, e la cascata fresca che, per scherzo, manca il bicchiere e mi inzuppa i vestiti. E poi le tue labbra che bevono ridendo le gocce raminghe sul mio seno. E sorbetti di frutta. Asprigni e dissetanti e, anche loro, impertinenti. Scappano sul mio corpo in brividi sparsi, rincorsi dai tuoi baci caldi.

Stasera giocheremo a mescolare i sapori con l’amore. Per conoscere il gusto arioso della libertà. Con leggerezza, senza ragione. Come quando ti ho detto che non mi importava di non averti accanto nei passi della mia vita, che so andare benissimo avanti da sola, ma che amavo il mistero della tua voce profonda, la ruvidità dolce delle tue carezze e il tuo abbraccio ampio.

E allora vieni a giocare con me, come quando ancora non parlavamo d’amore e ogni attimo era puro stupore. Vieni a versarmi sul cuore la schiuma delle tue risate e quella del vino. E quella esplosiva e gioiosa del tuo seme. Confondiamo il letto e la tavola, scambiamo il posto alle cose. Prendi insieme, dalle mie mani, il cibo e il piacere. Ma non mi chiedere, non permettermi di chiedere, la persistenza collosa dell’amore al cioccolato. Lasciamo che l’assenza sia respiro e vita, schiuma leggera che rimane sulla spiaggia quando l’onda si ritira. Per poi tornare. Ma la sabbia non ci pensa. Ed ogni ritorno dell’onda è un amore nuovo.