Briscola
chiamata
(ovvero: invito a cena per diletto)
di Giorgio Maimone
FILETTO
DI SALMONE IN CROSTA DI RAFANO
E SEMI DI PAPAVERO
Ingredienti
(per 10 persone) (beh, facciamo un po’ meno….
Direi … dunque, facciamo i conti … per due! Sì,
dosi per due. Quindi due etti di filetto di salmone anziché
il…)
Filetto
di salmone senza pelle g 800, Salmone affumicato g 150 (questo
lo lasciamo. Anzi lo prendo più grande. Perché il
salmone affumicato, a parte che deve essere lo scozzese selvaggio,
viene meglio se di grossa pezzatura. E poi conta anche l’affumicatura.
Quello con legni pregiati … mmmm. E il burro salato…).
Pan carrè g 300 (va beh, qui si va sul semplice
…) Albumi, semi di papavero, rafano grattugiato g 50.
Panna, gamberi di fiume (vanno bene quelli surgelati),
aneto, zucchine,olio, sale e pepe.
Bene,
gli ingredienti li abbiamo o li troviamo facili: vediamo come
si fa.
Preparazione:
20 minuti. Ottimo. Però è essenziale che non si
debba fare tutto all’ultimo minuto. Inserire nel cutter
(cheschechelè il cutter? Quello per tagliare i fogli
di disegno? Sarà una mini pimer o giù di lì;
dunque … dov’ero … ah, ecco) … inserire
il salmone affumicato e il pan carrè, unire l'albume, un
cucchiaio di panna e metà del rafano grattugiato. Passare
tutto al setaccio e far rassodare in frigorifero per almeno 1
ora. (Questo mi piace! In quell’ora c’è
tutto il tempo per … Vabbé, non fantastichiamo e
leggiamo il resto)…
“Sì,
mi sa che ci siamo. Com’era l’altra ricetta? Quasi
uguale no? La foto è più bella però. Vediamo
…. Hum hum hum …. Spellate il salmone bla bla bla
… tagliate le due parti laterali del filetto … eliminate
bla bla …. Tagliate le bande laterali a pezzettini e mettetele
nel mixer (oh, qui almeno lo chiamano con un nome da cristiano!
Cutter! Ma chevvordì?). Sale e pepe e frullate, aggiungendo
pane grattugiato, panna e l’albume …. Bla bla mettetelo
in frigorifero per almeno 30 minuti … foderate una teglia
con carta da forno unta di poco burro fuso … filetto …
bla bla … spalmarlo col composto di cui sopra … quello
tenuto in frigo mezzora. Ricoprite da tutti i lati con i semi
di papavero e lasciate in frigo tre ore, meglio tutta la notte.
Poi riscaldate il forno e fate cuocere a 180 gradi per 30-40’.
Accompagnate con salsa al rafano o panna montata aromatizzata
con aneto. Ottimo! Questo è ancora meglio! Si fa tutto
il lavoro prima e poi al momento opportuno … tac! Lo si
scodella e si fa bella figura. “Oh, ma quanto hai lavorato?
Oh, ma quanto sei bravo! Oh, ma non pensavo che te la cavassi
così in cucina” “Eh, sai, noi single dobbiamo
sapercela cavare comunque … e poi a me piace darmi da fare
in casa … l’ho sempre fatto. Sai, anche quando ero
sposato io non perdevo occasione per dare una mano (ma quando
mai? Non ti rimorde la coscienza? Coscienza? E che è? Se
magna?) . Insomma, secondo me l’uomo che sa fare da
mangiare e che se la cava da solo guadagna almeno otto punti sugli
altri. Sicuro! Poi devo scegliere cosa fare di primo … Il
vino ho già trovato … Pouilly Fumé …
francese … funziona bene. Un po’ cheap, dici? Queste
manie esterofile … Meglio un “italiano”, tanto
per far vedere di non essere provinciale. Sì, ma quale?
Un siciliano … così carico, che sa di natura selvaggia
e che accende gli afrori …. No, meglio non esagerare. Poi
c’è anche lo champagne (questo sì francese!)
che farà ben il suo ruolo …. E sennò con le
ostriche che le offrivo? Il latte? Deve essere un vino che esprima
personalità … poco conosciuto, quasi una rarità.
E salmone al papavero con rafano è un piatto del nord.
Serve un vino più …più ... Il Breg di Gravner?
Troppo forte? Il Radikon di Oslavia? No, sembra una cosa russa,
ma è di Gorizia. Allora … il Picech? E’ un
tocai e il tocai col salmone …. la morte sua! Andata! Ora
restano i dettagli: vediamo un po’ … le lenzuola le
ho cambiate oggi … biancheria intima ne ho uno stock, calze
già scelte. Indumenti comodi, bisogna sfilarseli senza
fare fatica … quindi niente camicie che ingoffano, niente
scarpe coi lacci … I pantaloni … quelli sono inevitabili.
E con la cintura, sennò ci fai la figura del carrettiere.
Di cibo … ostriche e vai che va bene, perché sono
afrodisiache. Tartufo niente che non c’entra col resto.
Aragoste non posso proprio. Io a gettarle vive nell’acqua
bollente proprio non ce la faccio. E poi, secondo me, afrodisiaca
è l’atmosfera. Gli sguardi, le parole, la musica
… Già! La musica? Sinatra? Louis Armstrong? O vado
sul contemporaneo? Charlie Haden? Bill Frisell? Fosse per me starei
sugli anni ’70. E’ lì che è successo
tutto. Ma questa è “piccola” non gradirebbe.
Quanti anni ha …. Oddio! Come si chiama? Raffaella? No,
no …. Antonella! Ecco. Non devo confondermi. Dunque ha 15
anni meno di me … 26, forse 27. Meglio non buttarla troppo
sulla cultura. E poi è così bella che … sì,
insomma … la cultura rischia di essere sprecata, no?”
Nella
cucina high tech dalla strumentazione nuova l’uomo si mette
al lavoro, si fascia contro i fianchi un grembiale lungo da sommelier
con su scritto “Slow food” e con meticolosità
estrae da frigorifero o dallo sportello delle spezie tutti gli
ingredienti che gli sembrano necessari per preparare la cena.
E’ come un cacciatore che si predisponga per una battuta
di caccia. La sahariana è fresca di stiro, la cartucciera
intonata alle canne del fucile e la preda … la preda non
potrà che cadere. Si stappa una bottiglia di vino bianco
per accompagnare la preparazione. E’ fresco, brillante,
va giù bene. Sorride tra sé e sé e segue
una canzone mentale con un ritmo country accentuato. La testa
è già oltre, alle acrobazie tra le lenzuola che
ritiene necessarie per tenersi stretta la “cacciagione”,
giovane, nuova e fresca. “In genere la cacciagione andrebbe
lasciata frollare – ride tra sé – ma in questo
caso credo che meno frolli e più rischi di essere saporita”.
E’ in quell’istante che suona il telefono.
“Pronto?”
“Pronto?” replica una voce di donna. Giovane, nuova
e fresca. Il gioco del pronto potrebbe andare avanti all’infinito
pensa, ma dentro di sé sorride e butta lì: “Ciao
Ant ….” Un flash. Antonella non ha il suo numero di
casa. Solo il cellulare. Non è Antonella! E’ Nicoletta.
Il saluto che viene fuori è all’incirca un “Ciao
Ant …oletta!” in cui il sorriso smuore col progredire
della frase;
“Come mi hai chiamato? Antoletta?”
“Io??? Angioletta! Ho detto Angioletta! Perché tu
lo sai che sei la mia angioletta, vero? Io senza di te sono perduto.
Anzi, cosa fai? Cosa stai facendo? Stai bene lì in vacanza?”
“Insomma. Non tanto. Mi mancavi così tanto che sono
tornata prima! E così sono qui”.
“Qui dove!? Come qui!? Non puoi essere qui!
“Come non posso? Ci sono!”
“Intendevo dire … non può … essere così
bello che sei venuta a trovarmi! Che facciamo? Ci vediamo domani?”
“Domani? Ma come? Io faccio 1500 chilometri in aereo e tu
mi dici domani? No, zuccherino. Io arrivo subito!”
“Subito?” con un gesto solo si scola il restante del
vino.”Intendi dire subito subito?”
“Sì, questa sera. Perché? Avevi da fare?”
“Da fare? No, nonno, no. Anzi sì. Viene Piero a cena.
Sai Piero, l’amico mio. Piero, insomma!”
“Sì, so chi è Piero. Non l’ho mai visto,
ma me ne hai parlato spesso. Sono contenta di conoscerlo finalmente”
“No! Non si può!”
”Come non si può? Ma sei sicuro di stare bene? C’è
qualcosa che non puoi dirmi?”
“Ecco, in realtà … sì. C’è
qualcosa … che non … posso dirti!” (e ora che
invento?)
“Cosa?”
“Beh, se non posso …”
“Ohi, Guglielmo! Non fare il finto tonto con me. Che so
benissimo che non sei finto!”
Erano guai grossi. Nessuno lo chiamava Guglielmo. Per tutti era
Willy, da sempre. Soprattutto non lo chiamava mai Guglielmo Nicoletta
(“ci siamo messi assieme perché abbiamo i nomi propri
più lunghi dell’alfabeto” scherzavano nei momenti
di buona). Voleva dire che si stava sorvolando la quota di attenzione.
Ora bisognava allontanarsi in fretta da terra per evitare l’impatto.
Che sarebbe stato catastrofico. Anche per le finanze di Willy
che, e non se lo dimenticava, occupava una casa prestatagli proprio
da Nicoletta. Manovra diversiva … E pazienza per la questione
del tonto ...
“No, non scherzavo. Sai Piero, no? Ti ho detto che viene
Piero a cena, vero?”
“Sì, me l’hai detto, ma il punto non sta lì.
Mi hai detto anche che c’è qualcosa che non puoi
dirmi”
“Eh no! Il punto sta proprio lì. Piero non viene
solo!”
“Cos’è? Una riunione di maschi? Non sono accettata?
Posso mettermi i calzoni e i baffi finti?”
Altro che baffi finti! Col respiro abbondante che si trovava Nicoletta
poteva essere scambiata per un uomo solo con su uno scafandro!
“No, è che viene … con una ragazza!”
(Uff, l’ho detto!)
“Con una ragazza …. lui … o tu?”
“Lui! Cosa vuoi che c’entri io con Anto …”
“Anto?”
“… con TANTO sommovimento! No, perché lui è
proprio preso eh? Sembra una cosa seria!”
“E lei?”
“Ah, non lo so”
“Come? Spiegami meglio. Lui vede una ragazza con cui non
sta ancora e viene a cena da te?”
“Eh sì”
“Qualcosa non mi quadra”
“No, ma perché lui vuole farle conoscere i suoi amici
… e vuole far vedere che siamo tutti single. Che non è
poi un’anomalia a questa età. Perché sai come
dicono le donne, no? Un uomo di 40 anni solo è come un
parcheggio …”
“… se è libero si tratta degli handicappati.
Mi sto chiedendo se non sia vero …”
“Ma, a proposito, tu cosa pensi di fare stasera?”
“Pensavo di venire lì … ma vedo che sei molto
impegnato”
“Uh, sì, una fatica! Pensa che sto facendo il salmone
ai semi di papavero con salsa di rafano!”
“Oh, poverino! Quasi quasi vengo a pulire i piatti alla
fine… oppure abbiamo qualcosa da nascondere? Non mi fila
questa storia. E quando non mi fila qualcosa io mi arrabbio. E
quando mi arrabbio … la prima cosa che ho bisogno di fare
è vendere una delle mie case!”
“Aspetta Nico! Chi ha detto che tu non puoi venire?”
“Tu”
“Mi sono espresso male! Intendevo … non possiamo fare
vedere di stare assieme. Capisci?”
“No”
“E’ per non rovinare la piazza a Piero! Che ci farebbe
la figura … insomma sai … quello della coppietta uno,
coppietta due … andiamo di là che i divani son scomodi
… da cosa nasce cosa e un bambino è già pronto
a nascere dietro l’angolo!”
“Instant baby. Liofilizzati?”
“Facciamo così: vieni anche tu e facciamo finta di
niente. Poi loro se ne vanno…..
“E noi restiamo a fare cose porche? Inizia a piacermi questa
seconda lettura …”
“Eh no, te ne vai anche tu….”
“Chissà perché sento di nuovo voglia di vendere
la casa …”
“Nel senso che tu fingi di andartene! Invece scendi e poi
risali poco dopo e … e… sì insomma lo sai no?
Lo sai quanto mi sei mancata Pucci Pucci?”
“Sono tentata di crederti…”
“Credimi! Quando mai io ti ho mentito?”
“Sempre”
“No! Qualche volta non è vero! Ad esempio questa!”
“E va bene. Facciamo la sceneggiata? Ma verrò supersexy
in modo da farti impazzire di desiderio. Voglio vedere se riuscirai
a resistere con la tua bella faccia da pesce in carpione!”
“Ma che bella idea! Va bene … va … bene. Così
mentalmente mi preparo per dopo”
“Ecco preparati, perché io non mi tengo più!
Ho una voglia di far l’amore che nemmeno te la immagini”
“No, no, me la immagino benissimo. Tu non hai idea di come
riesca a immedesimarmi in questo momento”
“Hai voglia anche tu?”
“Ooooh!”
“Ma di me?”
“E
come no? Certo di te. Ma adesso se non riprendo a fare da mangiare
… si rischia di andare a finire in pizzeria. Vado a telefonare
… cioè …stupido! Adesso sto telefonando. Poi
andrò a fare da mangiare. E comunque devo sentire Piero,
per metterlo al corrente della nostra combine”
“No, non dire niente a Piero! Voglio conoscerlo senza che
lui conosca me. Mi raccomando, non dirgli chi sono ... se scopro
che glielo hai detto ti cavo gli occhi … e le chiavi di
casa”.
“Ma certo che non glielo dico! Ah ah ah, che bella idea!
Giochiamo tutti a carte coperte. Come si chiama? Briscola chiamata
mi sembra! Dove uno non sa chi sia il suo compagno … o la
sua compagna … già … bel gioco. Lo giocavo
a scuola. Saranno giusto 25 anni che non lo gioco più.
Proprio stasera … ZAC … una bella mano di briscola
chiamata!”
“Ma guarda che non dobbiamo giocare”
“Lo so, lo so. Metaforizzavo. Fammi andare ora. Ciao ciao
a più tardi e … poi te ne vai vero?”
”Sì, ma torno. Ti ricordi?”
”Eccome se me lo ricordo! Credo che non lo dimenticherò
mai. Ciao” Click.
Appoggia la
cornetta e si getta sul divano con la faccia tra le mani! “Madonna
mia bella! Certo che non me la dimenticherò mai! Ma che
sfiga! E io che mi pregustavo una bella scopata! Che avevo organizzato
tutto con tanta cura! E’ vero che la sfiga ci vede benissimo!
E’ la fortuna che è cieca! La mia è pure zoppa
… paralitica … ho una fortuna con la sclerosi a placche.
NON E’ POSSIBILE! Urlo? Urlo! AHHHHHHHH! Ora sto meglio!
(colpi sul muro). Ok, ci mancavano anche i vicini che si lamentano!
Per carità che poi lo dicono a Nicoletta. E magari parlano
anche dei muggiti che lanciava Flavia l’altro giorno qui
sul divano! Sembrava la sirena di una nave a vapore! E loro lo
sanno che Nicoletta era via. Meglio che mi tenga buoni almeno
i vicini. Ma ora … come disse Carlo Marx … che fare?
… Non mi ricordo mai se Carlo Marx era quello coi capelli
rossi o quello coi baffoni che fumava il sigaro … Insomma,
era uno dei quattro fratelli. O erano sette? No, sette erano quelli
di Gino Cervi! E anche i nani. Il che mi fa venire in mente che
se tra un nanosecondo non trovo una soluzione … per stasera
inizio ad avere in programma “il naufragio del Titanic”.
Farò un bagno. Aiuta a pensare. Ma prima inserisco nell’apposito
scaffale del frigo il mio bel salmone, tutto unto di crema e impolverato
di semi di papavero! Guardatelo! E’ un piatto che gronda
sesso solo a vederlo! Vabbé, animo!”
Mascherina
sugli occhi, steso nella vasca, con le orecchie sotto il pelo
dell’acqua, a studiare il galleggiamento dei corpi, mentre
un tenue getto idromassaggio gli (idro)massaggia gambe e apparato
genitale. Pensare costa fatica in una vasca, così tanta
fatica che sembra quasi che il sonno stia per arrivare. Anzi,
arriva … arriva … arr …..”TROVATO!”
Balza fuori dalla vasca come un novello Archimede, corre al cellulare
e chiama.
“Piero! Siamo sempre amici noi, no? Siamo sempre stati grandi
amici,vero? Come quando ti restituisco gli sci? Ma se li ho vinti
con quella scommessa … Ah no, dici … Te li ridò
gli sci, giuro, te li ridò. Anche la bicicletta? Non era
un prestito? No eh? Va bene, anche la bicicletta. Ora basta o
vuoi smontarmi la casa? Ok, prima che lo dica tu ti ridò
anche i cd e libri che ti dovevo, ma tu me lo fai un favore? Come
sarebbe a dire che lo sapevi già. Ah, quando sono così
remissivo è per ottenere qualcosa? E invece questa sera
offro qualcosa a te. Una cena in compagnia di due splendide figliole.
Due sventole! Davvero: una mora e una bionda, una che è
uno spettacolo davanti e l’altra a vederla camminare. No,
no, puoi anche ascoltarle parlare. Non sono letali? Quale trucco?
Ma quale trucco? E’ un regalo! E io cosa ci guadagno, mi
chiedi? Il piacere di averti a cena! Anzi .. di avervi! Ok, ok,
ti spiego tutto (quasi). Per un errore ci sono due signorine che
vengono a cena questa sera da me. Doveva venirne una sola. E la
miscela quindi rischia di essere pericolosa. Se vieni anche tu
siamo due a due. Tu fingiti carino e corteggiane una … lo
so lo so che non devi fingerti carino … che tu sei carino
… ma “fingi” di esserlo ancora di più.
Poi finita la cena te ne vai e quello che riesci a rimorchiarti
ti porti via. Ok? Allora a questa sera!”
“Uff!
Che fatica! Ma sembra il vertice di Camp David! Ho appena il tempo
di pensare al primo … ecco qua: pasta col tonno. Fai soffriggere
in pochissimo olio il tonno in pezzetti in padella, toglilo ancora
poco cotto e mettilo a sgocciolare su un foglio di carta da cucina,
metti in padella dell’altro olio, scalogno a fette, pinoli
e capperi.
Quindi scola la pasta al dente e falla saltare in padella col
condimento. Un attimo prima di spegnere aggiungi di nuovo i pezzettini
di tonno. Ottimo! E allora via! La serata può iniziare!”
Plopp! Lo
scoppio di un tappo via da una bottiglia di champagne è
sempre un suono che mette allegria. “Poi quando lo si stappa
per due belle ragazze come voi è ancora meglio!”.
I tre invitati, (“accidenti a loro”), sono entrati
in casa assolutamente all’unisono. Si sono incontrati al
pian terreno ed hanno preso l‘ascensore insieme. “Se
non è sfiga questa! E’ anche puntualità, ma
... così non ho potuto parlare con nessuno per metterlo
meglio al corrente dei dettagli della serata. Mi tocca fare buon
viso a cattivo gioco. E poi c’è Piero che è
scatenato! Mai visto così in forma, chiacchiera, chiacchiera,
sembra una macchina per parole! Fa l’affascinante, il bon
vivant. Insomma, mi mette in ombra! E io non posso sbilanciarmi
troppo né con l’una, né con l’altra,
altrimenti il gioco potrebbe mostrare la corda. Che situazione!
Mi sembra che tutti si divertano tranne me. Meno male che ho da
fare in cucina. Però .. almeno una delle due potrebbe fare
un salto qui per vedere cosa sto combinando. Niente. Si vede che
il mio fascino oggi rasenta lo zero. Come dice l’oroscopo
del piacere? Prendetevi una tisana. Non sempre i tempi di coppia
possono coincidere. Vabbé, ma qui nemmeno i tempi di poker
coincidono! E se questa è una briscola chiamata io devo
ancora capire chi è il mio compagno!”
Difficilmente
le serate riescono come le si organizza. A volte sembra che, malvagiamente,
qualcuno abbia deciso di mettersi di traverso e fare sì
che niente trovi una sua collocazione. Altre volte, invece, magicamente
in questo caso, tutto torna e le caselline della tombola vengono
pian piano riempite. La casellina di Guglielmo questa sera rischia
di restare desolantemente vuota, mentre per quelle di Piero bisogna
prendere il numerino e attendere il turno. Guglielmo non trova
di meglio che gettarla nel bere e nel mangiare. “Il salmone
è squisito! Ma se gli altri ne mangiano così poco
mi avanza mezza salma! Le ostriche erano un babbà ... ma
pensa quanto nettare afrodisiaco sprecato! A proposito di nettare
... qua il vino! Chi ha portato del rosso? Ma se è tutto
pesce? E va beh, beviamo il rosso ... Harmonia. E’ siciliano.
Buonissimo”. Chissà perché, pensa Guglielmo,
questo buonissimo, anche nel pensiero mi è venuto fuori
col “sc” ... buoniscscimo ... “Forse dovrei
smettere di bere. Giuro, un goccio di whisky e smetto! Quale goccio?
Un buon bicchiere ci vuole! Qui sta andando tutto a casa ... cata
...cascio fatacascio ... fantacalcio? Che c’entra il fantacalcio?
Catafascio! Ecco, così sta andando! Vita di mmmerda!”
Il suono della campana di mezzanotte prende Guglielmo con l’occhio
a mezzasta e la linea di galleggiamento del vino che straborda
dall’orlo e sorprende gli altri tre amici con i soprabiti
indosso. “Se ne vanno! E non ho concluso niente!”
pensa uno sconsolato Willy.
”Beh,
Willy, noi andiamo - fa Piero, sempre più su di giri -
noi ... ci si sente, vero?”
“Ma guarda che casino che ti resta qui? Vuoi che ti si dia
una mano?” - interloquisce Antonella, ma si capisce che
lo fa pro-forma e facendolo volge uno sguardo di coinvolgimento
agli altri tre.
“No, non preoccupatevi: mi diverto a mettere un po’
a posto. Mi rilassa ...”
“... e magari ti toglie un po’ di fumi dell’alcol!”
Chi ha parlato? Una gelida Nicoletta.
“No, davvero, fa niente. E poi domani c’è Maria
che mette a posto. Grazie di tutto, amici, a una prossima volta”
(“Prossima volta? Ma cosa sto dicendo? Questi qua dentro
non ci mettono più piede! Vabbè, Nicoletta sì,
visto che è casa sua, ma prima dovrà ben chiedermi
scusa!”)
Nell’orgia
dei saluti tutti escono. Si sente il rumore idraulico dell’ascensore
che scende, poi il portone che sbatte e una macchina che si avvia
... “Come una macchina? Ma sono venuti in tre con una macchina
sola? Non è possibile! E’ vero che sono arrivati
stranamente all’unisono, ma ... certo che ora se ne vanno
con una macchina sola ... No, sarà che qualcuno ha posteggiato
lontano ... qui sotto non si trova mai posto! Solo quel rottoinculo
di Piero ... eh sì, perché l’ho vista la sua
Z5 l’ sul marciapiede! Prima quando mi sono affacciato ...
e ora non c’è più! Bravo pirla! Fa anche il
tassista! Ah ah ah. Adesso lascio passare qualche minuto e poi
telefono ... ad Antonella ... no, a Nicoletta. A tutte e due!
E voglio vedere se in capo a un’oretta non ho imbastito
la più bella orgia che si ricordi da queste parti da anni
in qua!”
Ma i telefoni
suonano tutti invano. Anche quello di Piero. I cellulari sono
staccati ... “segreteria telefonica, lasciate un messaggio
...” “Ma che messaggio del cazzo? Che sono solo e
che ho una voglia di scopare da strapparmelo via? Posso lasciare
un messaggio così? No, riprovo dopo. Ci sarà un
motivo se non rispondono. Eh già CI SARA’ BENE UN
CAZZO DI MOTIVO SE NESSUNO RISPONDE, NO? E che cazzo bussi tu!
Non ho diritto di tirare un po’ di madonne dentro casa mia?”
Si ode una
voce da oltre la parete: “Alle due di notte, no! Vogliamo
dormire”
“E dormi
dormi (ma ormai si è tramutato in un sottovoce) ... che
sennò sei anche disposto a crearmi casini con l’amministratore!
Tra un po’ chiamo di nuovo ... o domani ... finisco solo
il whi ... il whisc il wiky ..........”
Quando Guglielmo
si sveglia è già mattino inoltrato. Se mai aveva
da lavorare il lavoro è saltato, il mal di testa no. Lampeggia
sul display del cellulare “3 messaggi in segreteria”.
“Primo messaggio” “Ciao sono Piero! Oh, avevi
ragione! Una nottata alla grande! Grazie ancora e ... adesso devo
andare ... sono atteso! Poi ti racconto ... cose grosse!!!”
“Ma va affanculo! Tu e le tue cose grosse!”
“Secondo messaggio” “Ciao cazzone! (voce flautata.
Questa è quella gran stronza di Antonella!) E pensare che
credevo di finire la serata con te. Ma non hai fatto neanche un
passo. Anzi, mi è pure sembrato di darti fastidio ... meno
male che c’era Piero. Ah, a proposito ... non credo che
avremo ancora occasioni di vederci da soli. Con Piero magari ...
Ciao”. Click
“Affanculo e due! Ma si può essere così zoccola!
Voleva darla a me ... il combino salta e TAC zompa fuori il Piero!
Meno male che non è neanche iniziata con questa! Lo sapevo
che dovevo seguire il mio istinto e restare con Nicoletta! Ah
già, la terza telefonata ... sarà lei?”
“Terzo messaggio” “Buongiorno (“Eccola,
Nicoletta, che vi dicevo?”) Mi piacerebbe che lei raccogliesse
i suoi quattro stracci e provvedesse nel giro di poco a liberarmi
la casa. Potrei averne bisogno. Da Piero non è posto per
viverci in due. Addio” Click!
“Minchia! E poi cosa ci manca? Che si metta a piovere? STA
piovendo! Sembra quasi venerdì 17. No, dimenticavo, E’
VENERDI’ 17! Non manca niente. Proprio come briscola chiamata
(si accascia al tavolo rimasto apparecchiato dalla sera prima.
Al centro troneggia ancora la salma del salmone). Tutto come a
briscola chiamata! Si gioca coperti ... poi tre stanno insieme
e gli altri due ... se non hanno carte forti ... se la pigliano
nel culo! Ma ... chi era il mio socio? .......”
“Il salmone!!!”