Castelli
di Sabbia
di Lisa
Se
la dovessi dipingere, lei, la mia mamma, sarebbe una cometa che
si trascina dietro una scia fatta di aromi d’erbe odorose
mista a lavanda, un’essenza tutta sua che diffonde con i
suoi movimenti così morbidi e fluidi da sembrare d’acqua.
Aida, la mamma, è lì che tagliuzza la cipolla usando
con destrezza la mezza luna con le sue mani agili e tranquille.
La cucina è calda, vi si respira un’aria densa di
vapori, di profumi che mi riportano all’infanzia. E’
uno scricciolo la mamma, così fragile da sembrare una donna
in miniatura quando era accanto a papà così grosso
e alto. La guardo, e mi prende un sentimento unico d’inquietudine
e amore, mescolati insieme come quegli stessi odori intensi che
mi dicono “sono a casa.”
Da quando papà ci ha lasciato, la guardo sempre così
negli ultimi anni, stringendo dentro la paura che anche lei possa
andarsene all’improvviso, e che quello possa essere il mio
ultimo sguardo a posarsi su di lei.
-Hai visto? di là in salotto c’è anche Lucia.
Le ragazze invece sono in giardino. A loro il freddo non fa spavento.
Benedetta gioventù! Tonino arriverà a momenti. Ci
siete tutti.-
-Sì, mamma, l’ho vista. E’ in gran forma la
sorellina. Francesca ha già raggiunto le cugine in giardino.-
-Il tempo è stato così mite che l’ortensia
era ancora in fiore fino a pochi giorni fa, ma poi la tramontana
ha spazzato via l’ultimo sprazzo dell’estate.-
- E’ sempre bello, anche ora che è arrivato l’autunno,
per le ragazze poi è come stare in un posto incantato.-
-Eh, venite così di rado… Ma hai visto l’arancio?
Hai visto quanti frutti ha quest’anno? Spero rimanga così
fino a Natale, mi mette allegria.”
Aida sembra rimasta una bambina, penso. Il Natale è ancora
lontano e lei è già eccitata al pensiero della festa.
Se la conosco bene, ogni mattina se lo guarda quel suo alberello
che sfida con tenacia le sferzate e la salsedine del Maestrale,
magari tira un sospiro di sollievo ad ogni tiepido raggio di sole
che mitiga il rigore dell’inverno che si avvicina.
-Nonna, nonna, Mario non trova il cesto per la legna!- urla Maria,
la primogenita di Lucia, entrando all’improvviso come una
folata di vento.
L’aria fresca dell’imbrunire, satura di terra e muschio,
si mescola all’odore penetrante del soffritto che sfrigola
sui fornelli. Maria ha il naso arrossato dal freddo e neanche
il trucco leggero riesce a mascherarlo, il respiro è affannato
dalla corsa, si sfrega le mani e batte i piedi assaporando il
tepore umido della cucina.
-Nonna, dove hai messo il cesto? Mario non lo trova.-
- E’ nel capannino, è sempre lì da trent’anni.
Mario lo sa. Vuole farvi correre un po’!-
Il capannino in realtà è una piccola cabina di legno
adibita a deposito degli attrezzi. Da bambini ci era proibito
entrare “accadono cose strane lì dentro” ci
diceva papà per scoraggiare la nostra curiosità,
e noi cercavamo di starne alla larga, tranne poi sbirciare qualche
volta l’impenetrabile e misteriosa oscurità da una
fessura. Credo che siamo diventati adulti quando il lucchetto
che bloccava la porta fu sostituito da un semplice gancio e quello
spazio buio perse tutto il suo fascino.
-‘Sti vecchi, c’hanno ancora voglia di giocare!!-
sbuffa Maria con l’irriverenza dei suoi giovani anni, e
subito sguscia fuori di nuovo, rapida come un serpentello d’acqua.
Io e la mamma ci guardiamo sorridendo.
-Le
mie nipotine sono tutte belle. E sane. Maria sembrava così
mingherlina da bambina, te la ricordi?-
-…-
-… invece guarda che splendore! Secondo me c’ha pure
già l’innamorato.-
-Mamma, ha solo quattordici anni!-
- Oooh! Tu vivi sempre nel tuo mondo, Graziella! Ma la guardi
la tv? Io sì. Non mi perdo neanche una puntata di OC. Lì
ci sono tutti quei ragazzini che s’innamorano e poi si lasciano,
e poi si innamorano un’altra volta…-
- Mamma, tu guardi quelle sciocchezze?-
-Che vuoi, mi diverto. E’ così bella la giovinezza!
Tu piuttosto, con Paolo come va?-
- Che vuoi dire?-
-Cosa voglio dire, cosa voglio dire, dico che me ne sono accorta
sai che fra voi due c’è qualcosa che non va…-
-Mamma, tu guardi troppa televisione…-
- Ah, sei sempre la stessa, gli anni non ti hanno cambiata, te
ne stai lì con i tuoi castelli di sabbia, alzi mura di
cinta e non ti accorgi che intanto il tuo piccolo mondo è
friabile come un biscotto e ti frana sotto i piedi…-
-Ti sbagli…-
-Sei cocciuta come papà…-
…
- Ehi, voi due! cosa state combinando? Uhm! Che bel profumino!-
Eccola Lucia. Sembra che si sia svegliata da poco. Si stiracchia
tirando in su le braccia, sollevandosi sulle punte dei piedi,
morbida come una gattina. Lei è così, ovunque entra
riempie i luoghi e le persone di un senso di allegra giovinezza
e, anche se ormai da tempo non è più una ragazzina
continua ad emanare quella specie di eccitante dolcezza da adolescente.
I suoi occhi brillano intatti come se gli anni o le delusioni
non ne avessero intaccato né la fiducia né la curiosità
verso il futuro.
-Sempre a parlottare come due comari voi due. Di cosa poi? Mamma,
sono gelosa!- dice fingendosi imbronciata.
-Nulla, nulla, comunque sei arrivata giusto in tempo piccolina,
che ne dici di darci una mano qui in cucina? C’è
la torta ancora da preparare. Graziella, tu monta i tuorli con
lo zucchero, Lucia, ci sono le mandorle ancora da pestare…-
La torta della mamma è il suo piccolo segreto. Ci aveva
sempre permesso di aiutarla, ma non ci aveva mai rivelato le dosi
di quella sua ricetta “intanto imparate a farla” diceva,
e le piaceva riunirci intorno al tavolo in cucina coinvolte in
quello che sembrava essere per lei un rito a cui solo le donne
di famiglia era permesso partecipare.
_…Ehi Lucia! lo sapevi che la mamma segue quei telefilm
per adolescenti?-
-Perché ti meravigli? La mamma è un’adolescente.
Lei non è mai cresciuta, è rimasta la stessa romanticona
di sempre. Te li ricordi come si sbaciucchiavano lei e papà,
mano nella mano, di fuori in giardino?-
- Beh! Cosa c’era di male? Non sono mica come voi. Essere
innamorati non è una vergogna!-
- No, ma noi tre ridevamo da matti, quando vi spiavamo dalla finestra
della cucina!-
- Voi tre eravate…eravate…-
- Dai mamma, non te la prendere!- le dice Lucia ridendo.
La cucina sa di buono. Il ritmo regolare del pestello nel mortaio
fa da controcanto alla frusta che smorza la spirale dei suoi movimenti
in una spuma gonfia e leggera. Le nostre voci, unite a quel lavorio
di mani, sembrano allungarsi in un tempo senza radici, dove passato
presente e futuro non hanno margini, un tempo sconfinato in cui
però non perderanno mai l’orientamento. Questi momenti,
sono certa, li incontreremo tante altre volte ancora, forse in
luoghi diversi, ma vividi e preziosi nella nostra memoria. Con
queste nostre mani così simili quasi nascessero da un’unica
mano, come i rami di uno stesso albero, con questi nostri gesti,
così rassicuranti nella loro semplice quotidianità,
sminuzziamo l’intreccio delle nostre vite in coriandoli
d’amore e di ricordi e quando ne avremo bisogno riaffioreranno
sempre allegri e intatti a ridarci il calore e il conforto di
sempre.
-Zio! Zio! Nonna, è arrivato zio Tonino! Nonna!-
I richiami eccitati delle ragazze in giardino ci spingono ad alzarci
per guardare dalla finestra. È quasi completamente buio
ormai.
-Lucia, accendi la luce che dà in giardino prima che qualcuno
inciampi in qualche radice. Benedette ragazze, quando sono insieme
non si accorgono di nulla, neanche che è già quasi
sera. E Mario poi, sant’uomo! Dimentica che non ha più
vent’anni!-
-Mamma lo sai che Mario è ancora forte nonostante gli anni.
Viene sempre ad aiutarti vero?-
-Sì…-
Intanto in giardino il gruppetto si agita intorno a Tonino. Le
ragazze gli saltellano da un lato all’altro come spiritelli
di un bosco fatato. Lui sorride. È sempre stato il loro
idolo. È lo zio Tonino, lo zio pilota, lo zio sempre in
giro per il mondo e che nasconde sempre nelle tasche una piccola
sorpresa per ognuna di loro.
- Ecco- dice la mamma -ora ci siamo tutti!-
La guardo affaccendarsi ai fornelli. Mescola e rimescola i sughi
che sobbollono a fuoco lento, sembra un’ape indaffarata
che vola di fiore in fiore. La gioia di averci tutti qui riuniti
le dà nuova energia, è felice e le sue spalle mi
sembrano quasi meno curve. Poi ritorno ad osservare il gruppetto
di fuori.
Le ragazze avanzano verso casa parlottando a voce alta fra loro.
La fredda brezza del crepuscolo mi scoppietta, ovattate dal vetro
della finestra, frammenti di frasi appena comprensibili di quell’allegra
conversazione. Un po’ più indietro Tonino e Mario
sono fermi.
-Cosa avranno da dirsi quei due?-
La voce di Lucia mi giunge all’improvviso alle spalle nel
preciso istante in cui le ragazze entrano vociando, e non c’è
il tempo per una risposta.
- Nonna, hai visto? Zio Tonino è arrivato!- dice Francesca.
- Sì, sì, ho visto, su ragazze, ora andate di là
a lavarvi un po’. La cena è quasi pronta…-
-Mamma!-
- Tonino!- esclamiamo quasi contemporaneamente quando Tonino fa
il suo ingresso in cucina, seguito da Mario.
-Eccole le mie donne!- e allarga le braccia come se volesse abbracciarci
tutte insieme.
In momenti come questo l’allegria e la contentezza sono
incontenibili, e si accendono sempre rumorosamente come quando
un palloncino scoppia all’improvviso ad una festa di compleanno
di un bambino.
-Bene, ora ci siamo tutti finalmente!- dice la mamma raggiante.
Mario, sorridente, è rimasto a guardare la scena con la
sua consueta discrezione, standosene un po’ in disparte
con le mani infilate nelle tasche nel giaccone marinaro blu. È
ancora un bell’uomo, anche lui solo ormai da molti anni.
- Mario, come stai? Scusaci, Lucia ed io non ti abbiamo neanche
salutato. Tonino porta sempre tanta confusione!-
-Nulla! Nulla! È bello vedervi qui in casa! Le ragazze
stanno crescendo,vero? Mi hanno dato una mano con la legna per
il fuoco…-
-…Basta con le chiacchiere! È pronto. Tutti a tavola!-
c’interrompe la mamma.
- Va bene, mamma vuoi che ti aiuti?- le dico.
-No, vi voglio tutti a tavola. Mario, tu resta qui per piacere.-
Siamo tutti seduti ai nostri posti quando la mamma, con la zuppiera
fumante fra le mani, arriva accompagnata da Mario.
La mamma poggia uno sguardo dolce su ognuno di noi, è felice.
-Nonna, nonna a me una porzione enorme... sì, sì,
anche a me…- dicono le ragazze impazienti.
-Solo un attimo ragazze. Ho qualcosa da dire prima d’iniziare.
Ecco…-
Non l’ho mai vista così smarrita, la guardo quasi
a volerla sostenere, anche se non so per cosa.
-…ecco, sì. Ora lo dico… Mario ed io abbiamo
deciso di farci compagnia in questi ultimi anni che ci restano.
Abbiamo deciso di sposarci!-
La mamma vuole sposarsi!
Le ragazze sono le prime ad alzarsi, spostando rumorosamente le
sedie e
battendo le mani.
-Nonna, nonna!-gridano lanciandosi in un turbinio di baci e abbracci.
- Buone buone! Oh! Benedetta gioventù! Buone, mi fate cadere!-
Guardo i volti sorridenti di Lucia e Tonino mentre insieme ci
alziamo anche noi per abbracciarla, ma io sono così sorpresa
che non riesco a capire se anche sulla mia bocca sia apparso un
sorriso.
La mamma si sposa!
- Mamma! Mario!-
- Su, benedetti ragazzi! Su ora sedetevi che la pasta si raffredda!-
ci dice la mamma mentre la stringiamo forte in un unico abbraccio,
e a fatica riporta la tavolata all’ordine.
Per tutta la cena cerco di filtrare i miei pensieri attraverso
una pacata e contenuta allegria, e intanto aspetto il momento
giusto per parlarle.
La mamma si sposa.
Siamo giunti al dolce. Tutti aspettano la famosa torta di mandorle
della mamma.
- Mamma ti aiuto io a portare i piattini.-
-Sì, brava! E tu Lucia prendi le forchettine dal cassetto
della credenza, per favore.-
Ci ritroviamo io e la mamma sole in cucina.
- Lo so che hai qualcosa da dirmi, ti conosco bene.- mi dice subito.
- Mamma, sono scioccata, ma sei impazzita?-
-Credi che alla mia età, io non abbia coscienza delle mie
scelte?-
- No, non è questo. Ma se ti sentivi sola in questa casa
potevi venire a stare da noi!-
-E perché? tu senti sempre questo bisogno di prenderti
cura degli altri…-
-Mamma non dire sciocchezze, hai tre figli e se ti senti sola
è giusto che tu stia con noi…cazzo non devi sposare
un estraneo…
- Non parlare così, lo sai che odio questo linguaggio…-
-…sì scusami, ma perché devi sposarti, sia
pure con Mario che ha sempre fatto parte della famiglia, per riempire
la tua vecchiaia?-
-Mario ed io ci prenderemo cura l’uno dell’altro,
con affetto. E credimi, alla nostra età possiamo permetterci
di essere sinceri…
- …vuoi dire che ti sei innamorata? Alla tua età?
E papà, l’hai dimenticato? E la gente?...cosa dirà
la gente?-
- Credi che alla mia età m’importi della gente?...-
-…ma papà…-
-L’amore non è un’unica piccola nicchia che
si scava nel cuore. C’è sempre posto per l’amore.
Provare affetto, amare, non è una vergogna! E desiderare
di essere amati non è una vergogna!-
-Certo che non lo è…-
-…ma tu lo fai sembrare tale…Mario ed io non ci faremo
solo compagnia, noi non abbiamo paura della solitudine, vogliamo
solo condividere i piccoli momenti che ancora ci restano…
-…tu vuoi lasciarci fuori da tutto questo…
- Graziella, non essere sciocca! Santo cielo, ma prova a pensare
alla tavolata di là, cosa ti sembra?-
…
-Rispondi Graziella! Cosa ti sembra?... te lo dico io. Quella
è una famiglia, la nostra famiglia, e sarà così
per sempre!-
-…già, il tuo bosco incantato…-
-Sì, il mio bellissimo bosco incantato, ma almeno io non
ho mai alzato recinzioni…-
-Che vuoi dire?-
-Che non faccio come te. Graziella, l’amore è imperfetto
e non ha regole da seguire. L’amore, almeno quello fra due
persone, bisogna darlo ma anche riceverlo…-
-Mamma, io amo Paolo, e…!-
-Lo so, ma tu sei così tesa a dare, così attenta
a mantenere tutto perfetto e invariato che stai dimenticando la
dolcezza che c’è nel ricevere…-
-Ma Paolo è un marito ideale…”
-…E ti ama lo so, ma non può raggiungerti se te ne
stai rinchiusa nella tua torre lontana da ogni rischio…-
- Le cose cambiano mamma, non siamo più i ragazzi incoscienti
di un tempo, tutto questo mi fa paura…-
-Sì, ma la vita sai, non è un unico punto fermo
in cui stare al sicuro, non aver paura di crescere e di cambiare,
fallo sbagliando e Paolo ti sarà accanto se glielo permetterai.-
Sento il bisogno di abbracciarla, di tenerla stretta, di prendere
da lei quella forza fiduciosa che ha sempre avuto. La tensione
si allenta. Noi due in fondo ci somigliamo e sappiamo quanto sia
costato sia all’una che all’altra affrontare questo
discorso.
- Mamma sei felice?- le chiedo mentre la stringo.
-Sì, lo sono stata tanto con tuo padre, e lo sono ora.
Su, adesso però basta, lasciami finire, dai passami quel
barattolo blu.-
La guardo mentre lascia cadere un silenzioso e impalpabile velo
di zucchero sulla torta. Quando da bambina la guardavo ripetere
questo identico gesto, mi sembrava una fata che compiva una magia.
I suoi capelli erano biondi allora, e lunghi, e potrei giurare
che brillavano come stelle.
- Ti voglio bene- le dico.
- Su, gli altri aspettano la torta, andiamo di là.-
La mamma taglia la prima fetta di torta e la serve a Mario. Il
profumo dolciastro delle mandorle si mescola all’atmosfera
serena della sala da pranzo.
- No, Aida- le dice lui con un sorriso -la prima fetta è
per te.-