Nell aria fresca di Isi Bum Bum
L'incidente - di Fargo
La mia prima poesia - Marina

L'amore in te - Mario Robusti
Origini - Anna Maria Bonfiglio
Mutazione maturazione - Enrica Paresce
Bagg - Luca Gandolfi
C’est la Faute a’ Fargheau - Bruno Giuliano
Nel Giardino di Villa Albrizzi - Luca Gandolfi
Rotolando - Enrica Paresce
Invernale - Anna Maria Bonfiglio
Li desideri del curato - Fargo
Vita di seme - Teresa
A una passante - Fargo
Vita infame sei stata ...
- Graziana

Primavera - Kosta
Ipocondrie - Giorgio Maimone
Naufragi: Remake - Mario Robusti
Stava in piazza l'estate - di Sandra Palombo
Odi et amo - di Fargo
Slegami all'imbrunire - di Anathea
Ricordo - di Maria Laura Platania
Pausa - di Mario Robusti
Foto strappate - di Giorgio Maimone
Carmilla - di Luca Gandolfi

 

 

 

I "sommersi"
Beccheggiando
di Enrica Paresce

Oggi è silente il mondo,
aldilà dello scricchiolio interno
tempo che passa dentro implacabile
non c'è eco di me intorno
mi muovo, parlo senza graffiare il nuovo
candido sudario di esistenza
di questo giorno ricamato di gelo
e di sole capriccioso
annego un'altra goccia amara di niente
nel bicchiere di carta davanti a me
percuoto i tasti e nuoto
in questo gelatinoso divenire
accanto a me trasmutazioni
trasformazioni
transessuali
tradimenti travestiti di piume
cavalieri di sola armatura
mi attraversano la strada
senza cavalli o trattati di cavalleria
sbriciolo in questi versi un po'
di anima rafferma
sperando di sfamare qualche selvatico empatico
e poi?
poi mi rinchiudo in un angolo e descrivo cerchi
ampi e distanti parabole di vite parallele
e attendo un altra svolta del fiume
un altro mulinello
un altro amore
beccheggiando piano


Carmilla
di Luca Gandolfi


Quest'oggi non narri,
silente vampiro
che succhi i miei giorni,
sussurri e rovine.
Non dici quest'oggi
i boschi e le mura
del nostro cercarci.
Le nubi non piangono
adesso, tu vivi
il giorno mortale
che a me e' negato;
giammai il mio cuore
odio' tanto il sole
crudel che ti sconde.
Carmilla, Carmilla,
ritorna a rapirmi,
divora le stanche
mie carni, fai lasso
il corpo mio greve
col solo tuo bacio,
la sola parola
che languida e' scritta.


Foto Stappate
di Giorgio Maimone

Mi hanno estirpato le immagini dagli occhi
Con ferri taglienti sullo schermo che imbrigliava il cielo.
Hanno estirpato l’immagine di un bimbo
In braccio a suo padre dietro a una chitarra
O di un altro a gambe storte di fronte a tanto mare
Sono entrati nel profondo e hanno frugato,
hanno inciso, hanno tagliato e asportato
i tramonti della campagna piacentina,
le albe placide delle case a picco mare.
Han grattato via le foglie e tutta l’ombra
Dei pomeriggi dentro gli orti, sulle amache
E il tuo corpo soffuso meraviglia
Di pieni e vuoti, armonie di chiaroscuri.
Mi hanno messo poi una benda per stoppare
Altre immagini in attesa di fuggire.
Ne hanno forse approfittato che dormivo,
ma non c’è verso: io me le ricordo ancora!


Pausa
di Mario Robusti

Ritmato dal rumore dell'estate
fermo in pausa il mio pensiero
addormento sentimenti stanchi

Perchè lo faccio - forse è solo
una domenica non passata-
assomiglia ad una frase
che dimentico ancora adesso
pronunciata non ricordo quando

Striminzito e spiegazzato
ho deciso di lasciarlo sulla carta
questo pensiero colloso
che m'impedisce i movimenti.


Nell aria fresca
di Isi Bum Bum

nell aria fresca
una carezza sul viso
guardar un sorriso
nel posto vicino
sentirsi sicuri
del propio futuro
con pallido sguardo
tornare nel buio
un sospiro...
una luce.....
ed e' gia' mattino


Odio e t'amo
di Fargo

Due remi ha la barca:
uno mi piacerebbe spaccartelo in testa,
con l'altro vorrei fare fulcro sul mondo
e saltare verso l'infinito.


Ricordo
di Maria Laura Platania

Ricordo, memoria a momenti
Leggero sbuffare di venti
Ritagli di giochi di suore
Lontane campane di mare

Ricordo, memoria a momenti
Leggiadro soffiare di venti
Sottane gonfiate dal mare
Robusto sapore di arance amare

Ricordo, memoria a momenti
Burrasca sull’onda dei venti
La pelle strisciata a fettuccia
Aspro odore di ferita mentuccia

Ricordo, memoria a momenti
La luce radente spalanca la bocca
Divarica gambe su vetro di rocca
Macina vento che morde coi denti

Di specchio oscurato respinge la mente
Memoria dolore di tempi lontani
Si aprono gli occhi all’oggi dell’ oggi
Preghiere all’alba di un giorno impetrato

Perdono ti chiedo Signore che ami
Perdono ti chiedo Dio dell’amore
La vita si apriva la porta chiudevo
Ridammela oggi la vita di ieri

Laura’04


Slegami all'imbrunire
di Anathea

M'offro al pareggiare dell'età
- non donna e non infante -
alla tua nera ombra.
Guardami assaggiare il sole
che mi dipinge dorato
l'arco della schiena.
Tra gli ultimi riccioli di sabbia
nascondo nodi crespi.
Slegali all'imbrunire
coi possessivi pettini delle dita.
9 set. '03



Stava in piazza l'estate

di Sandra Palombo

Stava in piazza l'estate
a sorvegliare gli orti,
somiglianti a giardini ,
a presidiare i frutteti
proibiti ai bambini.
- In spiaggia,
baracche, o poco più,
per colpa del coppale,
sbadigliavano -
Stava in piazza l'estate
a sentire i grilli cantare
l'amore dei gatti randagi,
a guardare la donna
togliere i teli in campagna.
- In veranda , sui vetri,
un gabbiano picchiava
per chiedere cibo -
Stava in piazza l'estate
ad attendere il vecchio
rientrare in paese
al passare dell'ultima nave,
all'accendersi delle luci
nel golfo.
- In strada gli zoccoli
suonavano jazz,
a ritmare i pensieri



Naufragi: Remake
di Mario Robusti
Naufragi, Fino alla fine.
Fino a levarci lievemente nel rossore
Di un’alba trapelata lentamente dalle onde.

La nostra barca è ferma
Per contemplare la vita che riaffiora
In una gobba sibilante di delfino,
In uno spruzzo di emozioni senza tempo.

Ci stiriamo lungo il letto già sudato
Contenti di aver finito un turno d’amore.

Con reti e pagaie eravamo stanchi
dentro al mare di sogni
In cui siamo stati cullati.


Ipocondrie
di Giorgio Maimone

Muoio regolarmente ogni due giorni barra tre.
Muoio di cuore, di stomaco o di amore.
Come fanno le farfalle in sul calar del sole.

Ogni notte mi appisolo in un feto,
la mattina mi sbozzolo e rinasco.

Ogni tanto il dolore mi precede,
vertigine di buio appesa al vuoto,
a volte segue al laccio, cagnolino.

Ci sono pure giorni in pieno sole:
statisticamente appartengono all'errore.


L’incidente
di Fargo

Senza penzieri annavo e senza fretta,
perché ch’avevo 'n certo appuntamento,
su quella che me pare ‘na carretta
ma tanti ancora chiamano ‘Seicento’.

Stavo a l’inizzio de la Tibburtina,
indove che costeggia er Cimitero,
quanno ch’avvenne er fatto, la matina,
d’un giorno che non era, ma fu nero.

A lungo ho tante vorte ripenzato
a quale fosse er cazzo d’accidenti
per cui er ‘Seicento’ nun m’ha più frenato
e ho fatto er botto verzo l’otto e venti:

er freno che nun era reggistrato,
le viti che me s’erano allentate,
l’olio scolato tutto sur serciato
oppure le ganasse malannate?

Quale che fu er maledetto imbrojo,
che m’ha portato dritto a l’incidente,
facenno rode l’animo e l'orgojo,
ormai nun me ne frega propio gnente:

nun serve a dì che ero 'n regazzino:
‘na Giulia e ‘n ‘Cinquecento’ ho tamponato,
si puro fu la corpa der destino,
er fatto certo resta ch’ ho 'nfrociato!

di Fargo
1968

Traduzione

Senza pensieri andavo e senza fretta,
perché avevo un certo appuntamento,
su quella che a me pare una carretta (una macchina vecchia N.d.A.)
ma tanti ancora chiamano ‘Seicento’.

Stavo a l’inizio de la Tiburtina,
nel punto che costeggia il Cimitero (Il Verano, il cimitero di Roma),
quanno avvenne il fatto, la mattina,
d’un giorno che non era, ma fu nero.

A lungo ho tante volte ripensato
a quale fosse il cazzo di motivo
per cui la ‘Seicento’ non ha più frenato
e ho fatto il botto (l'incidente) alle otto e venti:

i freni mal registrati,
le viti allentate,
l’olio scolato sul selciato
oppure le ganasce malandate?

Quale fu il maledetto imbroglio,
che m’ha portato dritto a l’incidente,
facendo rodere l’animo e l'orgoglio,
ormai non ha importanza:

non serve dire che ero un ragazzino:
una Giulia e un ‘Cinquecento’ ho tamponato,
se pure fu la colpa del destino,
il fatto certo resta che ho sbattuto (che ho avuto l'incidente)!


La mia prima poesia
di Marina Tevini

Il pensiero
che mille prima di me
hanno calcato i miei passi
mi farebbe smettere di camminare
se non sapessi
che anche fermarsi
è ormai antica cosa

1968


A una passante
di Fargo (da Baudelaire)

La via chiassosa urlò quando la donna,
a lutto, e nel dolore maestosa,
alta, sottile, con la man fastosa
il pizzo alzò e l'orlo della gonna.

Gamba di statua aveva e io, da insano,
l'incanto di dolcezza e quel piacere
che uccide, a poco a poco, presi a bere
dagli occhi suoi dov'era l'uragano.

Un lampo... poi la notte! La bellezza,
da quello sguardo che m'ha dato vita,
fuggita è via. É tardi e certo mai

ti rivedrò, lo so. É una certezza:
non sai dov'è che vado e sei sparita!
Però... t'avrei amata e tu lo sai.



L'amore in te

di Mario Robusti

L'amore più puro
è un raggio soffuso
nascosto
nelle pupille tue.
Accucciato e commosso
della tua bellezza
è coperto da volti
(colate d'asfalto duro)
Che ti hanno bruciata.
Hai ricordi
dagli stronzi
scabrosi e bugiardi
vissuti su te.
Oramai non li odi
ma solamente
non vorresti
che un po' di calore


ORIGINI
di Anna Maria Bonfiglio

Sono nata dove la costa bianca
sorride in faccia ai grani del deserto
dove non c'è chiarore che di mare
e rapidi s'affollano gli uccelli
sull'oro della sabbia e sulla marna.
Fresca di erba e secca di carrubo
la terra s'è piegata agli invasori
ha lasciato infiltrarsi la magia
di cunti antichi spade e durlindane.
Avara d'acqua e ricca di scirocco
tiene soggetti alla sua malia,
regina e cortigiana di una storia
che ha fatto di silenzio il suo destino.
In questa falda al margine del cielo
maturavano le mele delle Esperidi
e rallegravano i campi
e Cerere materna
custodiva il segreto della stirpe.



Mutazione maturazione
di Enrica Paresce

Senza voce guardo
lo scempio di me che si è compiuto.
Non più volto rimane, arsi i contorni, sfumo in nuvole e vago
in questa strana e nuova dimensione ondeggio.
Libertà sto inalando,
incoscientemente allagata di vivere fiotto.
Pianta di salice ero,
ora piovra senza pace tasto
quello spazio che oramai non ha confini.


Bagg
di Luca Gandolfi

Gh’è staa on period, tra dicember e mâg,
Ch’andavom insèmma a studià là a Bagg;
Insèmma mi e ti, in spalla el me sacch,
Milan la pareva on romanz de Balzac.

Ti te me parlavet di poètta tódèsch,
Mi te davi atrà, pensavi minga al rest;
Se l’era la cà, se l’era el lavorà
Se mi s’eri sconduu con ti a studià.

Gh’avevom nûn alter ch’el cantón là in fond,
Covert de liber l’era tutt el noster mond;
Passaven de lì William Shakespeare e Dumas
E el gatt ch’el vegniva tra i gamb a scaldass.

A mezzdì se andava a la trattoria
E parlavom de on’altra filosofia,
Cambià el mond, fà la rivoluzion
Tra on biccer e on piatt de macarón.

E poeu al parch a fà quatter passettin,
Mi te basavi o ghe andavi visin.
L’era bèll vèss giovin in quèi dì là
Mi, ti, i noster sogn in fond a Forz Armaa


C’est la Faute a’ Fargheau

di Julian

En participant au délit
Pour à un concours réussi
Des vieux naufragés
Quatre fois réchauffé
De Gandolphe le grand duc*
Ecrive sans-souci
En anglais et suomi.
Je suis tombe' par terre
mais n'est pas faute a' Voltaire,
Le nez dans le roisseaux
C'est la faute a' Fargheau.

* grand duc = gufo reale, granduca
Traduzione: Partecipando al delitto allo scopo di vincere un concorso [vincere un concorso = réussir à un concours] dei vecchi naufragati [o naufragi] quattro volte ripetuto (detto concorso) [o riscaldato, da minestra riscaldata, da qui réchauffé, secondo alcuni, non io, poiché continuo ad esserne entusiasta, ah! dimenticavo: é il quarto anno che si fa il CIN ] Gandolfi il gran gufo (hihi!!!! questa mi piace ;o)) scrive senza pensieri [o in allegria] in inglese o in finnico [basta leggere il suo racconto per verificare] ma non é colpa di Voltaire: Il naso nel roisseaux * é colpa di Fargò

* che minchia sia il "roisseaux" proprio non lo so, però fa rima col Fargò,
colpevole di organizzare il CIN e concorsi vari! Ma se faccia li concorsi
sua sto romanazzo!


Nel giardino di Villa Albrizzi
di Luca Gandolfi

M'e' greve questo peregrinar, solo,
diretto alle rovine di un ricordo;
quando il Terraglio calcavi, Foscolo,
agli anni sordo

ed i salici nei parchi miravi,
e i cedri, tetto ai bisbigli d'amore,
e a lei ancora sperando tornavi,
quel tuo dolore

dimmi dolce Ugo se era simile al mio
quando, sotto al tuo diletto cipresso,
rivedo il sorriso cui diedi l'addio
farmisi appresso


Rotolando

di Enrica Paresce

Rotolando fra un tempo e l'altro
rimpiango di non aver regalato
i miei stivali di vecchio gatto
senza più altrove da conquistare.

Ogni metro di distanza lineare
fra il frigorifero e la mia persona,
ormai, ha la stessa profondità
di un bicchiere vuoto d'abisso.

In questa vita di pareti in plexiglass
vorrei scomporre odi in sestine
sulla inutilità della carta da forno,
inrinunciabile esempio di tecnologia.

Umilmente mi limito ad odiare
senza dodecasillabi o accenti tonici
l'odore greve dei pensieri del mio vicino
seduto a fronte di un'altro universo.

Non ci sono mezzi per allargare
quella sottile frattura di cielo
nel mio futuro poco prossimo
appiattito dall'illuminazione al neon.

Forse cercando attentamente l'interruttore
potrei accendere il mio terzo occhio
e ammirare nuova realtà fluorescente
di fioriture improvvise e collaterali gelate.
Ma sarebbe sempre la stessa vita in lattina senza possibilità di invocare l'intervento dell'apriscatole.


Li desideri del curato
di Fargo
I
'Da quarche giorno, sor curato mio,
un friccicore quasi maledetto
me scenne come miele giù dar petto
fino a toccà la panza. Santo Dio!

Mo' che ce penzo, è dopo che sur letto
me mise quer porcone de Gian Pio,
che le mutanne me strappò, che io
provai tutt'er fastidio che v'ho detto.

Volevo ribellamme sur momento,
ma quanno lui me mise er cazzo 'n mano
fui còlta quasi da 'no svenimento.

Da sotto ar ventre me lo spinse piano...
quasi li sensi perzi dar tormento...
però me piacque tanto... nun è strano?'

II
'Er fatto, Ni', nun è pe' gnente strano.
Er foco attizza la benzina e quella
quanno se 'nfiamma brucia, fija bella;
lo stesso fu quann'Eva 'ncontrò Adamo.'

'La smania me divora le budella...
c'ho voja de rifacce!' 'Fija mia...'
'...la tentazione è forte e nun va via...
'...è stata dorce assai la carammella!

Ma lassa perde er conte blasonato!
E poi nimmanco è serio... 'Chi?' 'Gian Pio.'
'Ma che me 'mporta a me? Quello è dotato!'

'Ar culo daje 'n carcio e poi l'addio...
e si ce vo' rifà... morammazzato!
Là 'n paradiso... te ce porto io!'
Novembre 2000

I desideri del curato
I
'Da qualche giorno, signor curato mio,
un pizzicorino quasi maledetto
mi scende come miele giù dal petto
fino a toccare la pancia. Santo Dio!
Adesso che ci penso, è dopo che sul letto
mi mise quel gran porco di Gian Pio,
che le mutande mi strappò, che io
provai tutto il fastidio che v'ho detto.
Volevo ribellarmi sul momento,
ma quando lui mi mise il cazzo in mano
fui colta quasi da uno svenimento.
Da sotto al ventre me lo spinse piano...
quasi li sensi persi dal tormento...
però mi piacque tanto... non è strano?'
II
'Il fatto, Nina, non è per niente strano.
Il fuoco attizza la benzina e quella
quando si infiamma brucia, fija bella;
lo stesso fu quando Eva incontrò Adamo.'
'La smania mi divora le budella...
e ho voglia di rifarci!' 'Figlia mia...'
'...la tentazione è forte e non va via...
'...è stata dolce assai la caramella!
Ma lascia perdere il conte blasonato!
E poi neanche è serio... 'Chi?' 'Gian Pio.'
'Ma che mi importa? Quello è dotato!'
'Al culo dagli un calcio e poi l'addio...
e se ci vuoi riprovare... che lo possino ammazzare!
Là in paradiso... ti ci porto io!'


Invernale
di Annamaria
I
Povero d'azzurro questo giorno
che cresce nel grigiore e allunga
la sua ombra sopra le case.
Oltre la fitta rete di gocciòle
si sperdono sorrisi per un annuncio
ancora da svelare.
Sopite tenerezze irridono
la libertà di aprirsi a nuovi soli.
Aspetteremo il canto e ad aprile
cercheremo il miele nella sera
che tarda ad arrivare.

II
Questo gennaio che nel tramonto
rosso vibra di sospetta primavera
veste le ore di vento
con mormorio di pini e sonagli
di foglie che si inarcano.
Presto la luna inizierà il suo viaggio
accenderà il suo pallido languore
illuminando a caso
l'uscio degli amanti
Allora cercheremo un verso
fra le stelle ubriache della notte
per cantare il livore dell'alba
quando ad oriente s'annuncerà Diana.


Vita di seme
di Teresa

Vita di seme
scoppio nella terra
faccio le prove con sipario chiuso
per tutte le esplosioni successive
per tutti i miei germogli
e per i fiori
il giorno della prima
in primavera.


Profumi
di Teresa

Grigiastro dentro e fuori
qui ci vorrebbe un fuoco
oppure una cascata
o un bosco tremolante
lucido di bagnato
o mangiare con te
anche se sei annoiato.
Ho un sogno da ingoiare
mentre si beve vino
in un bicchiere ampio
che lo faccia ondeggiare
un vino rosso e denso
spirali di amaranto.
Un' ipnosi per due
tempo di strategia
di imitare i boccioli
del mio piccolo pero
che stanno lì arricciati
pronti per sbadigliare.
Così mi accuccio sola
immersa in moi mymose
e penso ai miei pensieri
di te con te per te.
Sarà l'esalazione
o forse la passione
a spingere la nave
ancòra ancòra e ancòra
al mio Navigateur.


Vita infame sei stata ...
di Graziana

vita ....infame sei stata....
con me.....

m'hai inebriata di odori di rose
facendomi sognare fragole danzare come note musicali....
adesso che stavo per imparare i passi....
coi tacchi ancora messi per la prova generale....
mi punisci....
mi punisci con la vita....
e non c'è più grande infamia
sono cattiva?????
molto
m'hanno frantumato il girasole che m'avevano disegnato negli occhi
adesso sono solo crisantemi sparsi come anime al vento


Primavera
di Kosta

C’è una Primavera
che ci aspettiamo ci fiorisca addosso,
come fossimo terra d’allora.
Idealmente,
-fottutissimo “idealmente”,-
ci rotoliamo sui prati di allora
per riattaccarcela addosso.

A volte
vorrei farmi fiore
per vedermi ricrescere,
anche per poco.