Carmilla
di Luca Gandolfi
Quest'oggi
non narri,
silente vampiro
che succhi i miei giorni,
sussurri e rovine.
Non dici quest'oggi
i boschi e le mura
del nostro cercarci.
Le nubi non piangono
adesso, tu vivi
il giorno mortale
che a me e' negato;
giammai il mio cuore
odio' tanto il sole
crudel che ti sconde.
Carmilla, Carmilla,
ritorna a rapirmi,
divora le stanche
mie carni, fai lasso
il corpo mio greve
col solo tuo bacio,
la sola parola
che languida e' scritta.
Foto
Stappate
di Giorgio Maimone
Mi
hanno estirpato le immagini dagli occhi
Con ferri taglienti sullo schermo che imbrigliava il cielo.
Hanno estirpato l’immagine di un bimbo
In braccio a suo padre dietro a una chitarra
O di un altro a gambe storte di fronte a tanto mare
Sono entrati nel profondo e hanno frugato,
hanno inciso, hanno tagliato e asportato
i tramonti della campagna piacentina,
le albe placide delle case a picco mare.
Han grattato via le foglie e tutta l’ombra
Dei pomeriggi dentro gli orti, sulle amache
E il tuo corpo soffuso meraviglia
Di pieni e vuoti, armonie di chiaroscuri.
Mi hanno messo poi una benda per stoppare
Altre immagini in attesa di fuggire.
Ne hanno forse approfittato che dormivo,
ma non c’è verso: io me le ricordo ancora!
Pausa
di Mario Robusti
Ritmato
dal rumore dell'estate
fermo in pausa il mio pensiero
addormento sentimenti stanchi
Perchè
lo faccio - forse è solo
una domenica non passata-
assomiglia ad una frase
che dimentico ancora adesso
pronunciata non ricordo quando
Striminzito
e spiegazzato
ho deciso di lasciarlo sulla carta
questo pensiero colloso
che m'impedisce i movimenti.
Nell
aria fresca
di Isi Bum Bum
nell aria fresca
una carezza sul viso
guardar un sorriso
nel posto vicino
sentirsi sicuri
del propio futuro
con pallido sguardo
tornare nel buio
un sospiro...
una luce.....
ed e' gia' mattino
Odio
e t'amo
di Fargo
Due
remi ha la barca:
uno mi piacerebbe spaccartelo in testa,
con l'altro vorrei fare fulcro sul mondo
e saltare verso l'infinito.
Ricordo
di Maria Laura Platania
Ricordo,
memoria a momenti
Leggero sbuffare di venti
Ritagli di giochi di suore
Lontane campane di mare
Ricordo,
memoria a momenti
Leggiadro soffiare di venti
Sottane gonfiate dal mare
Robusto sapore di arance amare
Ricordo,
memoria a momenti
Burrasca sull’onda dei venti
La pelle strisciata a fettuccia
Aspro odore di ferita mentuccia
Ricordo,
memoria a momenti
La luce radente spalanca la bocca
Divarica gambe su vetro di rocca
Macina vento che morde coi denti
Di
specchio oscurato respinge la mente
Memoria dolore di tempi lontani
Si aprono gli occhi all’oggi dell’ oggi
Preghiere all’alba di un giorno impetrato
Perdono
ti chiedo Signore che ami
Perdono ti chiedo Dio dell’amore
La vita si apriva la porta chiudevo
Ridammela oggi la vita di ieri
Laura’04
Slegami
all'imbrunire
di Anathea
M'offro al pareggiare dell'età
- non donna e non infante -
alla tua nera ombra.
Guardami assaggiare il sole
che mi dipinge dorato
l'arco della schiena.
Tra gli ultimi riccioli di sabbia
nascondo nodi crespi.
Slegali all'imbrunire
coi possessivi pettini delle dita.
9 set. '03
Stava in piazza l'estate
di Sandra Palombo
Stava
in piazza l'estate
a sorvegliare gli orti,
somiglianti a giardini ,
a presidiare i frutteti
proibiti ai bambini.
- In spiaggia,
baracche, o poco più,
per colpa del coppale,
sbadigliavano -
Stava in piazza l'estate
a sentire i grilli cantare
l'amore dei gatti randagi,
a guardare la donna
togliere i teli in campagna.
- In veranda , sui vetri,
un gabbiano picchiava
per chiedere cibo -
Stava in piazza l'estate
ad attendere il vecchio
rientrare in paese
al passare dell'ultima nave,
all'accendersi delle luci
nel golfo.
- In strada gli zoccoli
suonavano jazz,
a ritmare i pensieri
Naufragi: Remake
di Mario Robusti
Naufragi, Fino alla fine.
Fino a levarci lievemente nel rossore
Di un’alba trapelata lentamente dalle onde.
La
nostra barca è ferma
Per contemplare la vita che riaffiora
In una gobba sibilante di delfino,
In uno spruzzo di emozioni senza tempo.
Ci
stiriamo lungo il letto già sudato
Contenti di aver finito un turno d’amore.
Con
reti e pagaie eravamo stanchi
dentro al mare di sogni
In cui siamo stati cullati.
Ipocondrie
di Giorgio Maimone
Muoio
regolarmente ogni due giorni barra tre.
Muoio di cuore, di stomaco o di amore.
Come fanno le farfalle in sul calar del sole.
Ogni
notte mi appisolo in un feto,
la mattina mi sbozzolo e rinasco.
Ogni
tanto il dolore mi precede,
vertigine di buio appesa al vuoto,
a volte segue al laccio, cagnolino.
Ci
sono pure giorni in pieno sole:
statisticamente appartengono all'errore.
L’incidente
di Fargo
Senza
penzieri annavo e senza fretta,
perché ch’avevo 'n certo appuntamento,
su quella che me pare ‘na carretta
ma tanti ancora chiamano ‘Seicento’.
Stavo
a l’inizzio de la Tibburtina,
indove che costeggia er Cimitero,
quanno ch’avvenne er fatto, la matina,
d’un giorno che non era, ma fu nero.
A
lungo ho tante vorte ripenzato
a quale fosse er cazzo d’accidenti
per cui er ‘Seicento’ nun m’ha più
frenato
e ho fatto er botto verzo l’otto e venti:
er
freno che nun era reggistrato,
le viti che me s’erano allentate,
l’olio scolato tutto sur serciato
oppure le ganasse malannate?
Quale
che fu er maledetto imbrojo,
che m’ha portato dritto a l’incidente,
facenno rode l’animo e l'orgojo,
ormai nun me ne frega propio gnente:
nun
serve a dì che ero 'n regazzino:
‘na Giulia e ‘n ‘Cinquecento’ ho tamponato,
si puro fu la corpa der destino,
er fatto certo resta ch’ ho 'nfrociato!
di Fargo
1968
Traduzione
Senza
pensieri andavo e senza fretta,
perché avevo un certo appuntamento,
su quella che a me pare una carretta (una macchina vecchia N.d.A.)
ma tanti ancora chiamano ‘Seicento’.
Stavo
a l’inizio de la Tiburtina,
nel punto che costeggia il Cimitero (Il Verano, il cimitero
di Roma),
quanno avvenne il fatto, la mattina,
d’un giorno che non era, ma fu nero.
A
lungo ho tante volte ripensato
a quale fosse il cazzo di motivo
per cui la ‘Seicento’ non ha più frenato
e ho fatto il botto (l'incidente) alle otto e venti:
i
freni mal registrati,
le viti allentate,
l’olio scolato sul selciato
oppure le ganasce malandate?
Quale fu il maledetto imbroglio,
che m’ha portato dritto a l’incidente,
facendo rodere l’animo e l'orgoglio,
ormai non ha importanza:
non serve dire che ero un ragazzino:
una Giulia e un ‘Cinquecento’ ho tamponato,
se pure fu la colpa del destino,
il fatto certo resta che ho sbattuto (che ho avuto l'incidente)!
La
mia prima poesia
di Marina Tevini
Il
pensiero
che mille prima di me
hanno calcato i miei passi
mi farebbe smettere di camminare
se non sapessi
che anche fermarsi
è ormai antica cosa
1968
A una passante
di Fargo (da Baudelaire)
La
via chiassosa urlò quando la donna,
a lutto, e nel dolore maestosa,
alta, sottile, con la man fastosa
il pizzo alzò e l'orlo della gonna.
Gamba
di statua aveva e io, da insano,
l'incanto di dolcezza e quel piacere
che uccide, a poco a poco, presi a bere
dagli occhi suoi dov'era l'uragano.
Un
lampo... poi la notte! La bellezza,
da quello sguardo che m'ha dato vita,
fuggita è via. É tardi e certo mai
ti
rivedrò, lo so. É una certezza:
non sai dov'è che vado e sei sparita!
Però... t'avrei amata e tu lo sai.
L'amore in te
di Mario Robusti
L'amore
più puro
è un raggio soffuso
nascosto
nelle pupille tue.
Accucciato e commosso
della tua bellezza
è coperto da volti
(colate d'asfalto duro)
Che ti hanno bruciata.
Hai ricordi
dagli stronzi
scabrosi e bugiardi
vissuti su te.
Oramai non li odi
ma solamente
non vorresti
che un po' di calore
ORIGINI
di Anna Maria Bonfiglio
Sono
nata dove la costa bianca
sorride in faccia ai grani del deserto
dove non c'è chiarore che di mare
e rapidi s'affollano gli uccelli
sull'oro della sabbia e sulla marna.
Fresca di erba e secca di carrubo
la terra s'è piegata agli invasori
ha lasciato infiltrarsi la magia
di cunti antichi spade e durlindane.
Avara d'acqua e ricca di scirocco
tiene soggetti alla sua malia,
regina e cortigiana di una storia
che ha fatto di silenzio il suo destino.
In questa falda al margine del cielo
maturavano le mele delle Esperidi
e rallegravano i campi
e Cerere materna
custodiva il segreto della stirpe.
Mutazione maturazione
di Enrica Paresce
Senza
voce guardo
lo scempio di me che si è compiuto.
Non più volto rimane, arsi i contorni, sfumo in nuvole
e vago
in questa strana e nuova dimensione ondeggio.
Libertà sto inalando,
incoscientemente allagata di vivere fiotto.
Pianta di salice ero,
ora piovra senza pace tasto
quello spazio che oramai non ha confini.
Bagg
di Luca Gandolfi
Gh’è
staa on period, tra dicember e mâg,
Ch’andavom insèmma a studià là a
Bagg;
Insèmma mi e ti, in spalla el me sacch,
Milan la pareva on romanz de Balzac.
Ti
te me parlavet di poètta tódèsch,
Mi te davi atrà, pensavi minga al rest;
Se l’era la cà, se l’era el lavorà
Se mi s’eri sconduu con ti a studià.
Gh’avevom
nûn alter ch’el cantón là in fond,
Covert de liber l’era tutt el noster mond;
Passaven de lì William Shakespeare e Dumas
E el gatt ch’el vegniva tra i gamb a scaldass.
A
mezzdì se andava a la trattoria
E parlavom de on’altra filosofia,
Cambià el mond, fà la rivoluzion
Tra on biccer e on piatt de macarón.
E
poeu al parch a fà quatter passettin,
Mi te basavi o ghe andavi visin.
L’era bèll vèss giovin in quèi dì
là
Mi, ti, i noster sogn in fond a Forz Armaa
C’est
la Faute a’ Fargheau
di
Julian