1) Mi buttano su un letto di paglia in due
2) Di sicuro si amavano
3) E per sempre chiederai scusa
4) La tela
5) Analisi in tempo reale
6) Lo sento ancora denso quel boato
7) Quella sola notte del colonnello Tibbets
8) Senso di colpa
9) Uomini sul divano
10) Colpevole di libertà
 
 
 

 

 

 

"La colpa"

Le mostrine e le stelle
di Giorgio Maimone

"Gli avevano dato le mostrine e le stelle
E il consiglio di vendere cara la pelle
Ma lei che lo amava
Aspettava il ritorno
Di un soldato vivo,
di un eroe morto
che ne farà?
Se accanto nel letto le è rimasta la gloria
Di una medaglia alla memoria".

Clic

"Ma non puoi continuare a sentire sempre questa! Potresti anche cambiare disco!"
"Potrei. Forse il fatto è che non voglio".
L'uomo riprende a camminare per la stanza. Nervoso. La ragazza si asciuga i capelli frizionandoli vigorosamente con l'asciugamano. Un altro asciugamano, legato attorno al petto era tutto il suo vestire. Le curve generose faticano a restare coperte. Di lato, lo spacco che si apre mostra delle cosce sode e abbronzate, tipiche di chi ha fatto danza o tanto sport. Dall'alto il seno spinge rumorosamente contro il bordo per affacciarsi e reclamare la sua parte d'attenzione. Ma l'uomo non guarda. Cammina nervoso, torcendosi le mani, mentre dall'esterno le luci al neon dell'Hotel Florida (che nome pomposo per quella topaia! Non Florida, quello poteva anche starci. Hotel era pomposo!) tratteggiano espressioni colorate sulle facce dei due e strani guazzi futuristi sulle pareti della stanza.
"Dai, vestiti che è tardi. Se non usciamo in fretta non troviamo più un solo posto che ci dia da mangiare"
"Arrivo"
E dicendolo si alza lasciando cadere il telo che la copriva a stento, rinunciando agli ultimi spiccioli di pudore. L'uomo non puo' fare a meno di osservarla ammirato. La ragazza gli passa vicino e, arrivata a tiro, non rinuncia ad abbracciarlo e a strusciarglisi contro. Con le mani intrecciate dietro la nuca di lui, proiettandosi indietro con la testa per lasciare scivolare verso terra i lunghi capelli biondi ma con il ventre ben aderente al pube surriscaldato dell'uomo gli sussurra:"In fondo è inutile, dai… Perché continuare a scappare? Non possiamo continuare a passare di motel in motel, di città in città. Fermiamoci e affrontiamo la situazione"
L'uomo la allontana tenendola per i fianchi, quasi con precauzione, come avesse paura di romperla o con il ribrezzo con cui si allontano cose sporche. Non risponde, ma si reca a controllare il funzionamento della Mauser silenziata. Il colpo era in canna, la sicura levata. Ripone la pistola nel comodino e senza girarsi a guardarla un'altra volta le ringhia: "Vestiti! Vestiti che usciamo. Ti aspetto giù". E, presa la porta, scende le scale ed esce in strada.

Sera feriale in una cittadina del centro Italia. Le strade percorse da seicento e millecento che si incrociano senza fretta. Qualche Giulietta spider schizza ai lati del campo visivo, rapida come una pallina lanciata in un flipper. L'uomo attraversa la strada. Dall'altro lato campeggia la pubblicità del lucido Brill. Entra nel bar più buio e fumoso. Si siede in modo da tener d'occhio l'uscita del Florida. Solleva appena un po' il cappello a tesa corta, poi ci ripensa, lo toglie e si passa rapido il pettine tra i capelli impomatati. Non un filo di bianco nonostante le quasi 50 primavere. Merito della brillantina Rinova? O chi ha fatto la guerra e ne è uscito senza capelli bianchi ormai non sbiancherà più se non in tarda età.? L'uomo, né grasso né magro, veste un completo marrone con cravatta in tinta. La camicia, pallidamente gialla, si adatta al colorito della sua faccia. "Un Cynar, grazie", ordina mettendo sul banco un enorme lenzuolo di carta da 10 mila lire. "Ehi amico, hai rapinato la Banca d'Italia? Non ho da cambiare per un Cynar" "E se ne prendessi due?" "Beh, due Cynar è più di quanto ho guadagnato in tutta la serata! Da quando l'altro bar ha messo la televisione, qui la sera non ci viene più nessuno". "Però hai il juke box, il calciobalilla e il flipper". "Giaaà! Belle compagnie che ti tirano quelli…gioventù bruciata, teddy boys, bluson noir. Magri, conciati. Non capisco neanche come le loro madri li vogliano in casa!" Il barista serve i due Cynar, dà il resto rubando qualche spicciolo e si rintana borbottando nel suo angolo.
L'uomo scola il primo bicchiere di un sorso. "Ah, facevo meglio a prendere una Sambuca!" pensa, mentre una smorfia gli attraversa il viso. Si alza e si reca al juke box. Cento-lire-tre-canzoni. Daiana kantiù see, Banana Boat e Ti dirò. No, non c’è quel De Andrè che mi piace tanto: La Ballata dell’eroe e sull’altra facciata la storia del Michè, impiccato per amore. Questa sera va così. Altre cento lire se ne vanno per tre partite al flipper. "Tanto, prima che quella scenda, faccio in tempo a fare il record del locale. Così vinco l'orsetto di peluche e poi glielo regalo".
Quanto tempo prima era stato? "Dunque, facciamo i calcoli: 1961 al '44 … fanno 17 anni! Due anni aveva … e ora sono 19. E domani venti! Dopo tanto tempo chi se lo immaginava più?" Tanto cupi sono i pensieri che gli si affollano in mente che perde due palline una dopo l'altra e alla terza una spinta troppo forte causa il TILT. Partita fottuta. "Mi cambi altre cento lire?" dice porgendo al barista una manciata di 5 e 10 lire. "Le 20 lire no, quelle non le dà nessuno. Hanno un'aria preziosa: è meglio conservarle. Magari un giorno varranno qualcosa. Com'era la storia di quello là che ha trovato la moneta sbagliata e valeva un sacco di soldi? Ah, no …era la moneta da cinquecento lire d'argento con le bandiere delle navi che andavano controvento".
"Quanti anni! Il passato sepolto, insomma! Perché siamo ancora a questo punto? Non ne posso più di questa fuga infinita … e inutile. Forse ha ragione lei. Bisognerebbe fermarsi e affrontare il passato. Ma l'appuntamento col destino è per questa notte. È impossibile fermare il tempo…"
“Diciassette anni fa, aprile ’44, la gente fa la coda con in mano la tessera annonaria per il pane: 150 grammi a testa. Una donna con una bambina per mano. Mia moglie e mia figlia. All’improvviso arrivano i tedeschi. Le mostrine delle loro divise brillano come stelle. Succede in un attimo. Una retata. Lei viene portata via. A mani nude, strette in tasca per la rabbia, con l’affanno dell’ira e della paura che si mischiano, io resto nascosto nell’ombra... O lei o io. Ma non era nemmeno così. Non avrei potuto salvarla nemmeno consegnandomi. Prendo la bambina per mano e mi allontano. Iniziai a camminare allora e forse non mi sono ancora fermato”.
L’uomo viene strappato alle sue riflessioni e ai suoi Cynar dal rumore dei tacchi a spillo che zampettano sul selciato. Alza gli occhi e la vede. Sua figlia, la loro figlia. E' bellissima. La camicetta bianca indossata su un ampia gonna con fascia elastica in vita e il foulard annodato intorno al collo. Esce dal bar, la prende sotto braccio e vanno insieme a festeggiare. La loro ultima sera insieme.


Notte. Le luci al neon dell' Hotel Florida continuano a disegnare fantasmagorie sulle pareti. La ragazza dorme, mollemente adagiata tra le lenzuola stropicciate e scostate. Indossa nulla. Forse soltanto il profumo. Il caldo nella stanza è soffocante. Le pale del ventilatore a stelo non riescono a smuovere l’aria immobile. L’uomo è sveglio. In canottiera e calzoni, a piedi nudi, seduto vicino al tavolino accarezza e prepara la sua Mauser. Prende tempo. Sa che tra poco dovrà usarla contro sua figlia. Non arriverà mai a vent’anni. Sa anche che deve sbrigarsi perché “Lei” sta tornando. E sa che lo troverà. Forse già domani. Siamo a fine corsa. Ma la Mauser è bene oliata e il suo mestiere lo sa fare bene. Almeno questa prima parte si deve chiudere. Guarda ancora la ragazza adagiata sul letto. Non si sveglierà. Il nembutal è potente: "Credimi piccola, non potevo farne a meno. Capisci? Ho giurato! E sono cose a cui si crede o non si crede. Se Lei fosse tornata, tu avresti dovuto partire. La tua vita in cambio della sua. Ma non avrei mai creduto che lei sarebbe tornata. Dai campi non torna nessuno. E soprattutto non dopo oltre 15 anni dalla fine della guerra. E invece lei è tornata.Ho qui la sua lettera. Ci ha ritrovati e ci raggiungerà tra poco. È un voto, piccola. Potresti capirlo anche tu. Sarebbe un male se ci trovasse insieme. E soprattutto se tu parlassi… Scusami piccola, ma è la vita … e la morte”
Si alza, in mezzo alla stanza, piantato ben saldo sui piedi, prende la mira. Il silenziatore coprirà il rumore. Ecco lo sparo. E una nuvola bianca che sale. Il cuscino si disfa in un tripudio di piume, ma la testa della ragazza non si è mossa: colpo fallito. L'emozione tira brutti scherzi. Se poi all'emozione si accompagna una robusta spinta non solo si sbaglia la mira, ma si può assistere anche ad un capovolgimento di situazione. Ora l'uomo è steso per terra. Si sostiene su un gomito e si tampona il sangue che esce dal lato del labbro, nel punto preciso dove si è abbattuto il pugno che l'ha steso. Al centro della stanza c'è lei, la moglie, la compagna, la donna da cui fuggiva e che contemporaneamente aveva aspettato per tutta la vita. In mano a lei la Mauser. Uno sguardo di ghiaccio sotto i capelli biondi venati da strisce di bianco. Uno sguardo trasparente che buca. Alza la mano, prende la mira,
"Porco!" E con tre colpi in rapida successione toglie all'uomo l'illusione che la vita abbia in serbo altre svolte per lui. Ora l'uomo è steso supino nella pozza del suo sangue. La donna si china sulla ragazza addormentata, le carezza i capelli e le parla.
"Non temere bimba mia. È tutto finito. È tornata la tua mamma"

"ma quando gli dissero di andare avanti
troppo lontano si spinse a cercare la verità.
Ora che è morto la patria si gloria
Di un altro eroe alla memoria"