Il signor Gastone
di Tsunami (poesia di Desi)
Circondato
da palazzi, proprio nel cuore della città, c'è un
piccolo giardino, quasi un'oasi di verde, con due
cipressi, un olmo che sembra impiantato lì come
scommessa e dei pini tutti storti per inseguire il
sole.
Sembra più
un monumento alla resistenza a tutti i costi
piuttosto che un giardino, tuttavia avevano messo tre
panchine sotto quegli alberi e su queste veniva a
"frescheggiare" scambiando due parole il Signor
Gastone.
Si notava
subito che non era della stessa pasta degli altri
anziani con cui si intratteneva, sempre ben pulito,
con quei tre ciuffi in testa pettinati, in giacca e
cravatta, aveva modi gentili con tutti, come lo erano
quei signori di un tempo.
Si sa che
ad una certa età si vive più di ricordi che di
speranze, tuttavia mentre gli altri trovavano un certo
piacere il rivivere, anche solo a parole quello che
fu, egli restava schivo, mai apriva un discorso sul
suo passato, su come incontrò la sua compagna e
quasi nel timore di profanare quanto di più caro
ancora li restasse, si sottraeva sempre alle domande
dei più curiosi, ma in quelli occhi chiari nasceva
una lacrima che cercava subito di riassorbire, erano
ricordi umidi di pianto.
Non
occorrevano parole per far capire come, in questo
mondo spazzato dal vento dell'indifferenza, avesse
vissuto un sogno d'amore con una donna capace di
regalargli un valore alla sua vita, mentre passano
come una tempesta fatti, emozioni e problemi della
quotidianità, facendolo rimanere attaccato ai rami
della coerenza, era il suo spettro di luce e...."come
stella sarò, sarai per una volta ancora; dentro la
notte che ci avvolge e abbraccia" lei ripeteva.
Così
trascorrevano i giorni e, pur non volendo, quando
arrivava la sera e ritornava nelle sue stanzette,
rincasava in compagnia di ricordi che cercava di non
ricordare;; entrava in casa, appendeva alla gruccia la
giacca e riscaldava la minestra che la signora ad ore
li aveva preparato, poi si sedeva in poltrona ed
accendeva la radio.
L'inverno
passò, le giornate si allungavano, la
temperatura divenne sempre più mite ed era bello
respirare l'aria fresca della sera quando il sole è
sparito sotto le lenzuola del mondo e nel cielo si
accende quel luccichio di stelle argentato dalla falce
della luna.
Così
fece anche quella sera ed osservando quelle schegge di
luce ne notò una che mandava bagliori,..... è lei!!,
pensò, mi sta dicendo: "sarò, sarai per una
volta
ancora dentro la notte che ci avvolge ed abbraccia".
La
mattina dopo quando venne la signora per riassettare
la casa lui dormiva ancora in poltrona con la testa
reclinata, mentre la mano destra teneva stretta la
foto un po' sbiadita e un po' sgualcita di lei sul
petto, lo chiamò ma non ottenne risposta, non poteva
più udirla perché zitto zitto era salito da quella
stella.
Oggi
gli abitanti del rione chiamano quel giardino "il
parco dell'uomo senza passato".