Una bambola, un morto, due puntini
rossi
di Fargo (poesia di Sandra)
Londra,
novembre 1858
Il vecchio Samuel Meredith, chiuso nel suo armadio, non poteva
dimenticare l'acquisto fatto sulla New Road. Da quando era uscito
dal negozio di Thomas Wilson, l'antiquario più noto della
città, la sua vita era diventata un incubo tormentoso.
Vero è che aveva pagato un prezzo irrisorio per la vecchia
bambola che ora nascondeva sotto al cappotto, ma quell'unico elemento
non avrebbe dovuto spingerlo a fare una spesa che avrebbe potuto
e dovuto risparmiarsi. In fin dei conti la bambola poco valeva
e perché era monca di un braccio e perché, oltretutto,
il malconcio vestitino alla Rossella O' Hara che indossava, la
rendeva poco appetibile. Ma sebbene le recriminazioni a poco servissero,
non di meno ci si adagiava perché era la sola cosa che
gli riusciva di fare in quel momento. C'era anche dell'altro a
dire la verità: avrebbe voluto cancellare, se avesse potuto,
l'istante in cui l'antiquario gli aveva rivelato il nome della
persona da cui l'aveva ricevuta, Sheryl Cummings. La signora,
un paio di giorni prima, era stata vittima di un ignoto rapinatore
che - come aveva riferito a Wilson - si era introdotto in casa
sua al solo scopo di impossessarsi della bambola. Il malfattore,
fatto davvero strano, era morto poco dopo nei giardini di James
Place. Dell'increscioso episodio si era occupata tutta la stampa
nazionale, perché, più che l'aggressione subita
dalla donna, a suscitare inquietanti interrogativi era stata l'insolita
morte del ladro. Sull'indice della mano destra del malfattore
gli investigatori di Scotland Yard avevano infatti rilevato due
puntini rossi. Il che li aveva indotti a concludere in fretta,
data l'ansia che avevano di trovare un colpevole, che ad ucciderlo
fosse stato il morso di un serpente, sfuggito a chissà
chi. Wilson, l'antiquario, aveva anche detto a Samuel che la signora
Cummings non aveva preteso nemmeno un penny in cambio. L'intento
dichiarato della donna era quello di sbarazzarsi di un oggetto
che, come ella aveva sottolineato più volte, dopo essere
stato nelle mani di un morto, 'portava soltanto male'. Era stata
proprio quella rivelazione a far decidere Samuel all'acquisto,
anche e soprattutto, per trovare una risposta a una domanda che
aveva preso ad ossessionarlo: quale interesse poteva avere un
maldestro rapinatore a rubare una bambola priva di valore?
Dopo aver
preso la bambola dallo scaffale polveroso dove giaceva, Samuel
aveva notato due stranezze: pesava un po' più del dovuto
ed era tutta sbilanciata all'indietro. Così, simulando
un malcelato disinteresse, l'ometto aveva fatto sua una cosa di
cui Wilson - fra l'altro - sembrava smanioso di liberarsi al più
presto.
Dopo essere
rientrato in casa, Samuel aveva lavato ed asciugato ben bene le
lenti dei suoi occhiali, cosa questa che faceva assai di rado.
Quando erano diventate lucide come un cielo spolverato dalla tramontana,
era passato all'azione. Sul tavolo della sua misera cucina aveva
messo una lampada a petrolio e poi, con molta circospezione, aveva
cominciato a spogliare la bambola del suo vestitino rosa. L'osservazione
che ne era seguita era stata attenta e rigorosa. Con le dita aveva
setacciato i capelli di stoppa e a lungo palpato il dorso, ma
senza riscontrare nulla di particolare. Quando l'aveva rigirata
invece, una palese anomalia si era evidenziata ai suoi occhi:
sull'addome della bambola era visibile un tassello di forma quadrata,
con al centro un pulsante che due forellini, quasi invisibili,
rendevano simile ad un bottone. L'ometto a quel punto era entrato
in fibrillazione: grazie all'intuito geniale che lo aveva sempre
contraddistinto, era riuscito a rimettere al loro posto i tasselli
di un puzzle davvero bizzarro e cioè una bambola, un morto
e due puntini rossi. Si era talmente convinto di poter risollevare,
in un colpo solo, le sorti della sua vita povera e disagiata che
per tenere a bada il cuore malandato aveva dovuto concedersi una
pausa. L'elemento decisivo per la soluzione del problema era stata
la testimonianza di un certo Mike Jeffrey, che aveva riferito
di aver visto morire il ladro fra spasmi atroci. Grazie a quella
morte, Samuel era arrivato alla conclusione che la bambola celasse
un tesoro! La prova era data proprio dai forellini sottili del
pulsante, che - ne era sicuro - dovevano nascondere un'insidia
mortale.
Dopo
lunghi istanti di riflessione, l'ometto, con un chiodo da carpentiere,
aveva esercitato pressione sul pulsante. Uno schiocco secco aveva
segnato lo sblocco di un meccanismo all'interno della bambola
e l'istantanea fuoriuscita di due aghi dai forellini. Samuel aveva
annuito con il capo e sorriso: erano stati proprio quegli aghi
- certamente imbevuti di un veleno mortale - ad uccidere il ladro
di Broad Street!
Ma
le sorprese non erano finite. Dopo aver messo la bambola a pancia
in giù, qualcosa dal di dentro si era mosso. Scuotendola
più volte, gli era riuscito di far scivolare dalla cavità
addominale un sasso di fiume, avvolto in un foglio di papiro.
Convinto di trovarsi di fronte alla mappa di un tesoro, si era
affrettato a leggere quello che c'era scritto. Non era stata cosa
facile perché il tempo aveva cancellato più di qualche
lettera ed erano caratteri greci quelli che si mostravano alla
fioca luce della lampada. Anche se di quei segni poco e niente
riusciva a capire, una cosa però sembrava chiara: tutto
poteva essere rappresentato su quel foglio tranne l'ubicazione
di un tesoro.
Senza più
energie, l'ometto si era abbandonato sul letto, mentre un'amarezza
mai sperimentata prima aveva cominciato ad avvelenargli l'anima.
In pochi minuti, l'amore per quella pupattola si era tramutato
in odio. Odio puro. Ad un certo punto gli era parso che fosse
scoppiata in una risata di scherno e lui, per la rabbia, l'aveva
scaraventata contro il muro. Poi quando nel suo animo, poco alla
volta, era tornato un po' d'ordine, aveva deciso di riportarla
all'antiquario. L'oggetto, proprio come aveva detto Sheryl Cummings,
portava male e bene avrebbe fatto a sbarazzarsene al più
presto.
Forse
per lo stress subito, la notte della rivelazione aveva regalato
a
Samuel un sonno più lungo del solito. Sicché, quando
si era incamminato sulla New Road, la via dell'antiquario, mezzogiorno
era passato da un pezzo. Grande era stata la sua sorpresa nell'accorgersi
che un folto numero di poliziotti ne sbarrava l'accesso. Orecchiando
tra la folla, aveva appreso che l'antiquario era rimasto vittima
della furia omicida di un forsennato in cerca di una vecchia bambola.
Dalla viva voce di uno dei clienti, presente nel negozio al momento
del delitto, era venuto a conoscenza che il povero Wilson era
caduto sotto la gragnola di colpi che il malfattore gli aveva
sferrato quando si era reso conto che nel negozio la bambola non
c'era più. La furia del folle uomo si era arrestata soltanto
allorché l'antiquario, prima di esalare l'ultimo respiro,
aveva fatto il nome del compratore.
Il particolare
aveva annichilito Samuel, che si era ritrovato ad essere, suo
malgrado, protagonista di una storia dai contorni allucinanti
e dal finale incerto. Conscio del grave pericolo che lo minacciava,
aveva lasciato di gran carriera la New Road per andare di corsa
sulla Luca's Street, cioè verso il Tamigi, dove avrebbe
gettato l'oggetto maledetto. Ma un rumore di passi lo aveva messo
in ambasce. Prima di voltarsi per vedere chi avesse alle spalle,
Samuel aveva infilato sotto al cappotto la bambola. Poi era entrato
in un vicolo e si era nascosto nel buio per riprendere fiato e
riordinare le idee. Un uomo stava correndo nella sua direzione:
non bisognava essere indovini per capire che stava cercando proprio
lui. Incapace di ragionare, dopo aver ripreso a correre più
forte di prima, si era allora portato sulla Mary Ann Yard Road,
dove abitava. Entrato in casa, non aveva trovato di meglio che
chiudersi nell'armadio e recriminare. L'inseguitore però,
sebbene fosse un uomo di mezza età, lo aveva raggiunto.
Dopo aver sfondato la finestra del giardino, con l'ascia di cui
Samuel si serviva per spaccare la legna, era entrato nell'abitazione
e lo stava cercando.
'Ti troverò,
vieni fuori!' urlava ora con la voce dell'orco delle favole. 'Voglio
quella bambola, costi quel che costi!' Samuel avrebbe voluto consegnare
allo sconosciuto l'infame pupattola e porre fine per sempre alla
sua angoscia, ma non trovava il coraggio di uscire allo scoperto.
Quando quello aprì l'anta dell'armadio, il terrore lo impietrì.
Chiuse gli occhi e aspettò, inerme, che l'intruso lo colpisse.
E quello lo colpì con la forza devastante dell'uragano.
Una fitta di dolore attraversò il cervello di Samuel prima
che una sensazione di benessere svuotasse di ogni energia il suo
corpo striminzito. Mentre si accartocciava su se stesso, l'ometto
si stupì della fitta nebbia che vedeva nella stanza e del
freddo che sentiva. Eppure la brace della stufa era ancora accesa.
Poi, mentre la realtà perdeva suoni e colori, scivolò
a terra.
Lo sconosciuto
nel vedere il rigonfiamento del suo cappotto aprì il volto
al sorriso. Con un coltello a serramanico tagliò via i
bottoni e agguantò la bambola. 'Finalmente!' - urlò
mentre la stringeva al petto. 'Ho speso una vita a cercarti!'
Prese a cullarla come fosse una bimba in carne ed ossa, prima
di far scattare, con la lama del coltello, il pulsante mortale.
Dopo aver rivolto la bambola a testa in giù, lasciò
che il sasso rotolasse a terra. 'Soltanto un cultore di lettere
antiche come me poteva avere la determinazione necessaria per
trovarti!' - aggiunse. Con le sue dita lunghe e sottili srotolò
il foglio di papiro. 'É il tesoro più prezioso che
esista!' - esclamò raggiante. 'Il manoscritto originale
della poesia di Sandra di Kos, una delle maggiori poetesse dell'antica
Grecia, adesso è mio!'
Con voce rotta
dall'emozione, traducendo all'istante, lesse: 'Mi scopro leggera
a giocare coll'acqua, riassapora il mio corpo il piacere...'