Piccole Note Biografiche
Paola, più nota come "Arancia meccanica", direttamente derivata dal cognome, o più semplicemente come Arancia, si presenta da sola. E per presentarsi prende tutto lo spazio necessario a una prima pagina. Prima donna? No, Arancia! E il succo qual è? Ma succo d'arancia, naturalmente!
 
 
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I racconti di Arancia
Le poesie di Arancia


 


 

 

 

"Arancia"

Sono una scrittrice! Nel senso che so scrivere. Mi ha insegnato la mia maestra delle elementari e poi più nulla.
Sono una donna, almeno credo. Ne ho ricevuto tre giorni fa la comunicazione ufficiale sotto forma di modulo per il censimento. Diceva che sono la capofamiglia. Una signora di trentanove anni. Trentanove anni sei mesi e tredici giorni. Tutto questo per non dire la terribile parola quaranta!
Ma io me ne ero dimenticata! E’ stato un shock terribile che mi ha fatto venire i capelli bianchi. Non è stata l’età, è stata la compilazione del modulo del censimento!
Perché, alla faccia dell’anagrafe, io sono una splendida fanciulla, snella ma formosa, leggiadra, incosciente, impulsiva e immatura.
Cosa dire di me?
Tanto per incominciare che sono una casalinga assolutamente perfetta. Mio figlio, in un momento di crisi sociopolitica, vittima di un attacco di maschilismo, mi ha intimato: “donna, torna ai fornelli”, poi, guardandomi bene, ha aggiunto: “nel tuo caso la parola torna mi sembra un tantino fuori luogo!”
Non che io non sappia cucinare, cucino benissimo ma non più di due volte l’anno!
Nella mia camera da letto, appeso sopra ad un mucchio informe di detriti tessili, sta appeso un cartello che cita: “SOVIET SUPREMO: quarto piano quinquennale di stiratura”
Tutto perfettamente pianificato e organizzato. Se seguo lo schema senza sgarrare, in un trentina d’anni dovrei riuscire a smaltire l’accumulo. Ma perché farlo? Mi ci sono voluti vent’anni a creare quella composizione artistica. Dada, direi.
Sono una donna di polso. In casa mia c’è solo un essere che ha più autorità di me: la mia gatta pazza bianca e nera. Si chiama Mimona. E’ un nome arabo che significa, più o meno, destino. Infatti è scorbutica, lunatica, selvaggia, irragionevole e imprevedibile. Esattamente come il mio destino.
Sono perfettamente integrata nella rete sociale. Perfettamente integrata! Sono l’amo da pesca che lacera la rete. Basta seguire lo svolgersi degli eventi che hanno segnato il mio quieto incedere nella vita: ordinati e precisi come Mimona!
Sono una signora fine ed elegante. O almeno lo sarei se i jeans e le scarpe da ginnastica non si rifiutassero ostinatamente di abbandonare i miei arti inferiori. “Ciò che Dio ha unito l’uomo non osi separare”. E io non oso. Il mio capo mi ha detto che dovrei andare in ufficio in taiour, ma io insisto: io lavoro col cervello e con le mani, mica coi vestiti e il mio cervello non funziona se lo rinchiudo in scarpe col tacco!
Ops, forse non volevo dire questo, ma ormai l’ho detto.
Dimenticavo: a causa di un grave trauma infantile sono convinta di essere una gallina. Non mangio le uova e il pollo perché il cannibalismo è immorale. Non mangio il mais perché mi ricorda il becchime e io sono una gallina emancipata, non mangio la polenta perché mi ricorda il mais, non mangio tutto ciò che è giallo perché mi ricorda la polenta, non mangio tutto quello che potrebbe ricordarmi il giallo.
Ho provato a scrivere un giallo, ma mi è venuto nero, a scrivere un romanzo sentimentale ma mi è venuto horror, un testo di fantascienza ma mi è venuto un trattato di zoologia.
Dato che la letteratura pare non essere il mio forte, tento con la manualistica.
Mi riuscirà?


(Segue)


A che porta hai bussato?

Qualcuno bussava alla porta a io sono andata ad aprire
Ma la soglia era vuota ed è entrato solo vento
Ho richiuso lentamente

tornando al silenzio della notte
e allora ti ho trovato lì ad attendermi
proprio dove credevo
che tu non volessi entrare

****

Come far imbestialire una donna
Manuale ad uso specifico degli studenti di ingegneria civile



Capitolo primo: le parole “ti amo”

Anche se siete studenti perfettamente in corso e avete superato con successo “Analisi 1”, “Analisi 2”, “Tecniche di Costruzione” e “Acquedotti e Fognature” con il massimo dei voti, a meno che non siate uno di quei rari casi di studente di ingegneria proveniente dal liceo classico, probabilmente non avete mai incontrato, nel corso dei vostri studi, le parole “ti amo”. E’ possibile che non ne conosciate neppure l’esatto significato. Non scoraggiatevi, siete, in realtà avvantaggiati, perché nessuno sa cosa significhino ma gli studenti di facoltà umanistiche sono invece convinti di saperlo.
Dunque partiamo dal presupposto che, se di una parola non si conosce il significato, questa parola in realtà non significa nulla. Fate conto che si tratti di una di quelle formule che utilizzate quotidianamente nei vostri calcoli: una volta dato l’esame non è più importante ricordare da cosa la formula derivi ma è importantissimo sapere come e quando essa va applicata.
Dato che il presente manuale si propone di insegnarvi come far imbestialire una donna, ora verranno elencati tutti gli usi di queste due semplici parole idonei allo scopo suddetto.

(segue)

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