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Carlo
Scirocchi |
Lettere
di un bambino del nuovo millennio
Cara
mamma
ho scelto di nascere in te e già mi sento tutto vibrare
all’idea che potrò chiamarti ‘Mamma’.
Mi hanno detto infatti che questa è la parola con cui sulla
Terra viene indicata l’aspetto femminile di Dio che le donne
come te sono chiamate a rappresentare nel parto e, ora che Gli
sono ancora vicino e dovrò presto lasciare la Sua presenza
diretta, mi sto esercitando a ripetere questa parola, per fissarla
bene nel cuore. Ti accorgerai che sarà la prima parola
che riuscirò a pronunciare, non tanto perché sia
la più facile, ma per mostrare a te, che mi hai preceduto,
che la mia promessa di quando ci lasciammo si sta avverando. Riesci
a ricordare?
Ti promisi che quando ci saremmo rivisti su questo piccolo pianeta
avrei portato con me un messaggio del nostro Signore, per tutti
coloro che sapranno osservarmi ma soprattutto per te che mi accoglierai.
Bene, quando pronuncerò questo Suo nome terreno guarda
bene i miei occhi perché vi potrai vedere la Sua Luce,
il Suo Pensiero.
Io, per allora, avrò già seguito la tua stessa sorte
di dimenticanza e potrò comunicarti soltanto i messaggi
che la Provvidenza mi avrà concesso di accumulare nell’inconscio
e che io stesso dovrò riscoprire.
Ma tu, che nel diventare mamma, puoi sperimentare dall’interno
della tua stessa anima un barlume di tutto l’Amore, potrai
a quel punto scorgere nella mia integrità quello che non
sei riuscita a trovare in nessun libro, in nessuna biblioteca,
e che ora in me ti verrà mostrato, semplicemente, come
accade ogni volta che appare sulla Terra un bambino di Uomo.
Ricordo nitidamente quando decidemmo di giocarci ai dadi chi sarebbe
sceso per primo. Il Capo, come sua abitudine, lasciò a
noi ogni decisione, come continua del resto a fare molto coerentemente
con tutti gli esseri incarnati. La Sorte ti scelse e tu dichiarasti
che saresti scesa come donna per poi ricevermi come madre. Ricordo
che mentre lo dicevi la tua luce angelica vibrava di un’energia
che laggiù chiamate ‘emozione’ e ci mettemmo
a discutere animatamente (infatti eravamo ‘anime’)
del Grande Disegno che organizza la vita secondo questi grandiosi
ritmi e alternanze di padri, madri, figli, amici.
Io da qui vedo ancora il Tempo come una vaga bolla di luce lontana
che ondeggia e si muove al ritmo dei vostri pensieri umani e vedo
la Memoria manifestarsi come un impulso confuso verso mete terrene
che gli uomini chiamano ‘scopi’ .
Ti confesso che ciò che osservo mi mette addosso un po’
di ciò che tu chiami paura. Il Capo mi ha detto che questo
è il Mondo e che tutti loro, Lui e gli altri Amici, seguiranno
con trepidazione tutte le nostre mosse. Mi ha anche detto che
un atomo della Sua infinita Potenza sarà posto nel mio
cuore fisico al momento della discesa.
Ma tu cara Amica-Mamma, ogni volta che sentirai un mio pianto
notturno di spavento, ogni volta che griderò per fame e
per sete, quando piangerò per i primi dolori e le prime
pene, non nutrirmi soltanto con il tuo latte consolatorio ma porgimi
il capezzolo della tua anima fattasi paziente perché è
di li che il mio spirito infante trarrà il sapore della
nostra comune dimora celeste.
Ora devo andare per gli ultimi preparativi, perché, sai,
quelli che per te sono lunghi mesi di attesa per me sono pochi
attimi. L’Arcangelo Gabriele è, come al solito, incaricato
delle ultime istruzioni. Da un po’ di tempo, date le difficoltà
di fine millennio, è affiancato anche da Azraele, l’Angelo
della Forza.
So che qualcuno dei tuoi amici ha vaticinato che sta per nascere
una grande anima. Quassù non facciamo questo genere di
distinzioni però Gabriele, l’ultima volta, guardandomi
con una severità da accapponare le penne, mi ha premuto
con forza la zona che corrisponderà al centro della fronte
gridando alto il Nome di Dio.
Credo proprio che non potrò più dimenticarLo
ma tu, antica amica mia
fai di tutto per aiutarmi a ricordare
affinché possiamo ricordarLo insieme.
Il
tuo prossimo bambino
(Segue)
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Caduta di stelle
Il mio
bicchiere per caso s’è rotto
separate le impronte di labbra
ed il gusto dell’acqua e del vino
come un mio pane caduto
che opaco un cadere di stella
rischiara nei mille frantumi.
Forse
la stella
che ogni notte mi appare
e più scruto lontana
più vedo in luce passata
generarsi un antico volare
o in forma di pesce
vertebrarsi balene e delfini.
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Pubblicazioni
Ha
pubblicato la raccolta di poesie “L’uomo di Palenque”
(Forum/Quinta generazione, Forlì 1983)
e il romanzo “L’uomo del terzo millennio” (Editrice
Tracce, Pescara 1994).
Il suo racconto “Il portalettere” è apparso
sull’antologia “A cosa servono gli angeli” (Edizioni
Ellin Selae, Murazzano – Cuneo 1995).
Poesie sparse sono apparse negli anni su diverse riviste letterarie
(L’Oca Parlante, Braci, Antologia Poetica delle Edizioni
il Filo ecc.)
Il suo romanzo “La porta dei Cherubini” è stato
pubblicato dalle Edizioni Il Punto d’Incontro – Vicenza
(1997).
Con lo stesso editore è in uscita a settembre un nuovo
romanzo imperniato sulla magia della musica e il mistero di Antonio
Stradivari.
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