Piccole Note Biografiche
Sissotta, al secolo Daniela Troncacci, appare sulle zattere dei naufragi attirata da un misterioso richiamo. Nulla so di lei, pure pare, però, ch'ella, tra i prodi dell'equipaggio, già fosse nota e ammirata.
 
 

 


 

 

 

Daniela "Sissotta" Troncacci

Gli occhi di Santa Lucia

Lo stabilimento militare è abbandonato d'inverno. Bianche mura si stagliano verso un cielo plumbeo, silenziose e fredde.
Dalla parete esterna di destra, guardando verso il mare, diparte un muretto alto pressappoco un metro, di blocchetti rossi, con un piano di legno scuro, un po' umido. Non ha smesso da molto di piovere e già ne promette di nuovo tanta, tanta acqua, dopo un mese e mezzo di siccità.
Lei è seduta sul muretto, la schiena appoggiata alla parete esterna destra dello stabilimento guardando verso il mare; le ginocchia al petto, guarda con la fronte verso avanti, ma non con gli occhi. Avanti la spiaggia si dipana verso la città e si srotola a formare un piccolo golfetto sormontato da una scogliera, difesa da un castello rosa. L'orecchio sinistro è rivolto verso il mare e ne ascolta il fragore. Le onde si rincorrono come pensieri, legati l'un l'altro, ieri, oggi, domani. Ieri era, oggi è, domani... chissà. Sgravano i loro detriti sulla sabbia lasciandola sporca di alghe, conchiglie, sassi. E una scarpa viene cullata avanti e indietro, triste presagio, in balia dell'acqua fredda e sporca di petrolio e putridume.
Appoggiata a quel muretto che la sorregge in un istante di solitudine con se stessa, attende, ma senza ansia. La sua fronte guarda verso un tramonto dai colori stinti, i suoi occhi no. Eppure non sono chiusi. Guardano uno specchio d'aria che riflette un arcobaleno interiore, un arcobaleno di colori vivaci immerso e sommerso in un nero profondo che li inghiottisce talvolta e solo per pochi istanti li lascia riemergere. Di tanto in tanto fa un sospiro.
Avrà venticinque anni, o pochi di più. Ha l'aria di chi se ne sente cento. I capelli tagliati a caschetto sono scompigliati leggermente da raffiche di vento gelido, un vento che sussurra, un vento a cui forse, chissà, vorrebbe affidare i suoi pensieri più tristi e i suoi colori più neri, che li porti via con sé e non tornino più.
Per terra, appoggiata al muretto, dal lato della spiaggia, una borsa nera, straripante di spartiti. Ne tira fuori un blocchetto notes e una penna. Cambia posizione, incrocia le gambe, protrae il busto in avanti, appoggia il blocco notes al piano di legno un po' umido del muretto, comincia a scrivere in modo frenetico. Scrive scrive scrive, riempie di parole fogli interi che svolazzano e tiene fermi con la mano sinistra, il polso destro un po' dolorante: non gli lascia tregua, nessun istante di riposo. E' un tempo breve che riempie di rigurgiti d'inchiostro, pensieri rifiutati, emozioni partorite, tutto fuori tutto fuori tutto fuori, che dentro non resti niente! E dentro non resta niente, tranne la spossatezza, tranne gli stessi pensieri, le stesse emozioni di due minuti fa. Ma ora hanno preso forma, può guardarli in faccia e provare a dargli un nome.
Riprende la posizione di prima, più comoda. La sua fronte guarda verso il castello che si illumina di stelle, ma i suoi occhi no. Sono chiusi; sospira, respira, piange una lacrima; i muscoli del viso si distendono, abbozza un sorriso. Attende.
Poco più in là, al di là del muretto, dalla parte destra, appoggiato ad un'auto bianca, un uomo la guarda. Non avrà trenta anni, ha l'aria di chi attende da cento, e finalmente ha trovato.
L'ha vista sospirare, ad occhi chiusi, guardando dentro sé, l'ha vista scrivere, i capelli e i fogli scompigliati dal vento gelido, mentre il sole tramontava e accendeva una notte di promesse. Il cielo si era schiarito. La promessa di altra pioggia non era stata mantenuta; ma altre promesse aveva l'uomo nel cuore. In una tasca un cofanetto incartato con carta color oro e un fiocchetto dello stesso colore con una stampa blu: "Oreficeria...". Era rimasto a guardarla per non distrarla, per non interrompere la corsa dei suoi pensieri. Sapeva che quelli non sarebbero mai stati suoi, come lei non sarebbe mai stata sua. Evanescente, libera come l'aria, ma carezzevole come un venticello primaverile.
Solo ora che la vede rilassarsi, cauto, le si avvicina. E' arrivato il momento di guardarla negli occhi e chiederle di camminare insieme sulla spiaggia per cercare "Occhi-di-Santa-Lucia".


(Segue)


CHIARO-SCURO

Bagliori
lampi di luce
che danzano
colorati
ora si piegano a terra
lenti e malinconici.
Indugiano un po',
si fermano
spariscono
(ombre
simili a uomini)
ed ecco balzano di nuovo
ad ondeggiare di qua e di là
vivaci,
ma non ancor allegri.
Struggente rincorrersi
di cupi colori
su un palcoscenico
chiamato VITA
si alternano
a bocche
che si aprono e chiudono
in timidi sorrisi.

 

 

 





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