Vita
In quel nullissimo
farsi ricordo
degli attimi
che mi videro esordire
a questa festa,
io rivedo
ombra e luce,
come potrebbe essere
anche,
uguale scenario,
l'ultima volta.
Io che mi sento vivo
tra parentesi.
Da "Aspettando Godot"
Il moscone
Incongruo
mi struggo
a cercare
l'incastro
senza riuscirvi.
La speranza
m'acceca,
m'acceca
la voglia.
E sono moscone
che sbatte
contro i vetri
per riavere
il cielo.
Questo pensiero
Accarezzaquasidio
questo pensiero
che sorge
e mentre sorge
quasi s’accorge
d’essere inadeguato.
E si rituffa nel creato
ancora inespresso.
Come un giorno
non ancora nato.
Da "E poi l'Oltre"
M’entra
tenue, forse inattendibile, lento, impercettibile,
forse un respiro, ma non proprio un respiro,
forse la luce d’uno sguardo ampio, che abbraccia l’esistibile,
tra il profilo di colli maghi nel nascondere il resto del visibile,
un tramonto
terso di nuvole rosa e ardesia, stagliate stirate sfilacciate
,
scie tenui di cirri dai ventri magri,
rosa petali, avviluppi di grigio rosa ,onde slabbrate e filanti.
Dove cade il sole
arrivo io ad accoglierlo nel coppetto delle mie mani.
M’entra dal viso nel naso nel dentro l’Universo fattosi
piccolo, raggomitolato
per esplodermi, dentro , come una carica di tritolo, a distruggermi
le angosce
che , scoppiandomi , da dentro a fuori , in schegge , si moltiplicano.
Dopo
un senso di fine ,di perdimento nel riguadagnare le esistenze
superstiti
del tuo esistere, affumicate, da dover rilucidare.
In un dove diverso.
Ma quale?
Io ho un male!
Anche la chemioterapia non salva l’anima. Ma non la uccide.
Tenue si appoggia al cielo in una notte gonfia di silenzio
la paura che Qualcuno abbia detto : “Basta!”
Ed allora provo a scommettere che questo tramonto demenziale possa
essere replicato.
Chissà fra quanto? Chissà come? E preceduto da un
giorno fatto di che?
La Paura. La paura s’insinua. Esile e grandiosa. Con la
voce roca.
S’erge col vessillo dell’urgenza:
“ Svestiti, lascia che ti si defogli ancora
macerandoti addosso i peccati.
Convertili in rimorsi!
Perditi e pentiti, rinavigandoti addosso il ventre della fanciullezza.
Riodòrane il fiato, il tempo prediletto dove spargevi
l’onanica voglia di crescere e l’ossesso di sentirti
braccato.
Lucida ancora le frasi di materno amore,
di paterna ubbidienza.
Lasciati andare a ricongiungere le mani
- insapidite da dinieghi e ritorni -
nel semplice atto d’una preghiera !.”
“ In una dismorfica preghiera.
Arrangia tu le parole a modo tuo,
ma prega!”
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Il cristallo
mi riverbera azzurri spicchi
di questo cielo
precario
come lo sguardo ad Orione.
Notti d'inverno
fatte
divenute
distratte
e poi disfatte e poi
abbandonate
senza carezze d'addio.
Giovane amore,
fioche stelle morenti
hanno illuminato
i nostri visi confusi.
messi lì, alla rinfusa,
in un'orgia claustrale
di ricordi.
A volte
ti penso nuvola,
di quelle a cui non dai retta
più di tanto
riaspettando il sole.
Virginea estate
Virginea estate, nei luccicanti rivoli ti perdi
in flottiglia di rondini ti sperdi ,
con l'illusione allucinata d'alberghi saturi
e spigoli di gelato al cioccolato e limone.
Carni avvampate e sguardi di imbecille voglia
si celano dietro sorrisi eunuchi
e prodighi d'interessata noncuranza:
occhiate di Ray Ban.
Magnifica estate, mistifica e munifica .
Senza vergogna di mensogna
sfianchi
otri di madri e mulini
giostre di bambini.
Trafitture di sabbia,
ferita da steli d'ombrelloni.
Il piccolo dominio dell'estate
si difende dietro il giornale solito.
A sera, scorre e cola
il colore nei vicoli
senza consuetudine,
senza continuità.
Tutto s' aggrappa a te ,
momento senza seguito,
e tutta la voglia
può finire - dissolubile -
nella siepe
di marroni gambe lucide.
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