Dovevo per forza fare
uno scalo di una decina d’ore in Brasile a Rio de Janeiro.
Anche se amo poco le grandi città, amo molto arrampicare
e Rio città, paradossalmente, è il centro del free
climbing in Brasile; pochissimi tra gli appassionati europei lo
sanno, ma ci sono almeno 300 siti d’arrampicata raggiungibili
in meno di un'ora dal centro.
Scesi all'aeroporto Santos Dumont, a quattro passi dal centro e
subito bocciai l'idea di cercare una palestra da duri: meglio un
posto classico che con il suo prestigio compensasse una salita su
un modesto quarto grado, compatibile e credibile per la mia età.
Dovevo però scegliere: Pão de Açucar o Corcovado(1)?
Tutti e due non era possibile, disponevo di troppo poco tempo.
A garota(2) dell'ufficio turistico non aggiunse molto a quanto
io già conoscevo: niente sulle difficoltà tecniche
di salita; del resto mi ero rivolto a lei soltanto per farmi un’idea
della parlata carioca(3) e della disponibilità dei suoi
abitanti nei riguardi dei turisti poco convenzionali.
Salii su un bus e mi diressi a Botafogo, a metà strada
tra i due panettoni che si contendono il primato di simbolo della
città.
In pochi minuti trovai una camera dove potei indossare gli abiti
da battaglia, (semplicemente jeans e normali scarpette con suola
di gomma); di armi invece ero totalmente sprovvisto (embrago,
moschettoni, ecc), poiché non avevo previsto eventuali
scalate in questo viaggio di lavoro.
Nel regno del futebol(4), che si combatte notoriamente in piano,
i guerrieri del verticale non sono molto considerati, quindi non
mi sognai neppure di domandare consigli a qualcuno in quel quartiere
e, visto che seguendo la spiaggia sarei finito per forza sotto
al Pan di Zucchero dopo appena due chilometri, mi incamminai.
Tanto per cominciare mi tenni troppo a sinistra e finii sul Morro
da Urca (Urca che Morro!), un altro panettone un poco più
basso del Pan, da dove però potei vedere la piazzola da
cui parte il tratto finale della cabinovia. Qualcuno dall’aspetto
variopinto, tipico dei climber, saliva sotto di essa: buon segno.
Verso ovest l'enorme statua del Cristo, posta in cima ai 710 metri
del Corcovado, distante non più di sei chilometri in linea
d'aria, era chiaramente visibile e invitante con le sue braccia
aperte: un vero peccato deludere il Redentore.
Scesi verso la base dell'impianto con l'intenzione di salire
in cima per scoprire quale via fosse più adatta a me; successivamente
sarei ridisceso per attaccare la salita(5). Quello che meno mi
aspettavo era di essere io stesso attaccato, e dall'alto: l'ala
di un deltaplano mi buttò a terra mentre l'Icaro di turno
piantava il naso in un cespuglio fiorito.
L'erba verde e i fiori gialli gli pitturarono il viso dei colori
del suo paese, niente rosso sangue per fortuna.
- Scusa amico, ho TOMADO UMA VACA(6), - sono andato un po' fuori
e sono anche un po' fuori, vedi se è rimasta una birra.
- Antàrtica o Brahama? - chiesi come se nulla fosse, mentre
rovistavo nel suo zainetto che si era staccato nell'urto.
La domanda non è peregrina poiché i brasiliani si
dividono in due fazioni a seconda della birra preferita, come
ad esempio, a Rio, nel calcio tra Botafogo e Flamengo. Estrassi
una bottiglietta e gliela porsi.
- Brahama? allora bevitela pure tutta, io mi faccio una canna.
Come volevasi dimostrare: questo era indubbiamente un fans dell'Antàrtica.
Il tipo aveva perso una scommessa, chissà quale, e doveva
portare, volando, delle birre ai suoi compari che lo aspettavano
sulla spiaggia di Ipanema, quindi non aveva fatto molto caso alla
marca, visto che se le sarebbero bevute gli altri.
Era partito dalla Pedra de Gavea, una collina sopra San Conrado
ed era andato decisamente fuori rotta.
Per mia fortuna almeno una bottiglia era rimasta illesa, del resto
non amavo particolarmente nessuna delle due, preferivo la paranamense
Kool.
- Scusa ma dovresti usare bottiglie di plastica, come gli alpinisti.
- Tu arrampichi? … Perfetto, allora dammi una mano a portare
l'attrezzo sul Pau che non ho ancora rinunciato! Un tiro?
- Obrigado(7), preferisco "tirare" in parete.
Iniziava così la più "free-stramb-ing"
delle mie ascensioni.
Scendemmo ancora un poco e ci trovammo su una pista da Jogging
che ci avrebbe portato sul lato orientale del Pau-nd-Acuqua(8),
come lo chiamava lui.
Iniziammo a salire un bel po' di metri per un sentiero non difficile,
ma reso insidioso dal quel lungo tubo di alluminio e tela che
è un deltaplano arrotolato: mi figuravo il derapamento
di un rimorchio in curva e la cosa mi innervosiva.
Arrivati a circa un 120 metri sul livello del mare, finì
la paura e iniziò l'incubo, rafforzato dalle battutacce
del mio improvvisato compagno di salita.
- Sai nuotare montanaro? Se no consolati, se cadi da qui ti spiaccichi
sul mare come sul ghiaccio delle tue piste da sci!
- Di, Carioca, non potevi scegliere il parapendio? Non me ne intendo,
ma penso sia più leggero e maneggevole.
Sopra di noi ci attendeva una placca piuttosto liscia; c'era più
di un chiodo, è vero, ma io non avevo l'imbracatura e neppure
una corda.
- Allora, come la mettiamo qui, Você tem jeito(9)?
- Siempre eu tem jeito, abbiamo il baudrie(10) del delta, non
è proprio da climber, ma funziona, in quanto al rope(11)
penso che quella che tiene la tela sia psicologicamente sufficiente,
adesso forse te la faresti una canna!
Forse affumicarmi il cervello mi avrebbe davvero aiutato. D’ogni
modo lo mandai a farsi un brodo e indossai l'imbrago. Mi sentivo
molto "uccello", nel senso piemontese del termine. Anch'io
avevo tomato uma vaca a immischiarmi con un brasiliano affetto
da quella che io chiamo "Sindrome Francese". Sono diventati
così pazzi e imprudenti da quando sono a conoscenza dell'imprese
dei vari Patrick, partendo da Edlinger, passando per Beraux e
arrivando alla buonanima di Gaillardon. Ecco perché decisi
di chiamarlo Patricio.
Fidando nei miracoli delle nuove materie plastiche e nella mia
leggerezza, iniziai a salire per metri cinque, otto, dieci…
- Adesso passa sull'altra placca!
Dodici, tredici …
- No Charly, no, più a sinistra, c'è un grampo (12).
Charly è un poco come Giorgio a Torino, in mezzo mondo
lo si da agli imbranati.
- Che mi importa del chiodo se non ho da passarci dentro il mosquetão?
- Wao! ti ci tieni e ti fai un riposão.
Tredici e mezzo … quattordici metri: ero fuori!
Guardai sotto: l'amico fumava tranquillo. Aveva sciolto il nodo
barcaiolo e la corda penzolava nel vuoto.
- Di, ma lo hai sciolto appena adesso o già da subito?
- Ma vai! Io volo Charly, non mi piacciono i nodi, le barche,
la puzza di pesce … sei vivo no?
Non potevo certo ammazzarlo.
Tirai su il pacco del velivolo che ogni tanto si impigliava.
Patricio saliva appresso e lo spingeva aiutato dai suoi vent'anni:
un arrampicatore nato o un futuro imprudente morto?
Avevo raggiunto altri due chiodi che però non mi erano
serviti a niente, adesso rimaneva un pezzo di cresta dove se ne
scorgevano altri.
Cercai di continuare a salire per primo, non fidandomi di avere
questo elemento da sbarco sopra la testa.
- No Charly, adesso tocca a me, non puoi negarmelo fratello.
Come si dice qui: “teneva ragione”. Gli lasciai salire
da primo di cordata l’ultima rampa e lo tenni costantemente
in sicurezza, anche se era evidente che il cordino non avrebbe
retto, non tanto per l'esiguità della sezione quanto per
la sua notevole rigidità.
Adesso mi toccava seguirlo: confidai sul fatto che, per quanto
svitato, gli sarebbe dispiaciuto perdere il deltaplano e che quindi
non avrebbe mollato il carico, me compreso.
Dopo aver salito un sei metri mi afferrai ad un chiodo per riposarmi
e commisi un peccato di curiosità.
- Patricio, come farai per le birre che hai rotto?
- Semplice Charly, su c'è un chiosco e tu mi presti qualche
real(13), sai, sono partito senza portafoglio per essere più
leggero.
- Immagino che sentendoti adesso fin troppo leggero, vorrai anche
farti un panino!
- Bravo Charly, sei promosso, dai sali ràpido che ho appunto
fame.
La voglia di concludere, o forse il fumo che avevo respirato guardando
in basso alla sosta precedente, mi diedero l'impulso per l'exploit
finale: uscii da quest'ultima parte tecnica con una certa disinvoltura
e soddisfazione. L'amico ben meritava una buona colazione, del
resto mi aveva fatto risparmiare il biglietto della Cabinovia.
- Siamo quasi al tope.
- Che topo?
- La cumbre, no? the top, la cima!
Negli ultimi 200 metri la via torna un sentiero e l'unica difficoltà
per me adesso era la zavorra di qualche decina di miliaia di sigarette.
Entrammo nel un parco giochi per bambini posto in cima e non mi
trattenni: - Pensi che quelli diventerano tutti come te?
- Non tutti nonno, tu si che sei come loro, quanti anni hai, quarantacinque
… cinquanta?
Troppo sveglio il ragazzo, meglio lasciar cadere il discorso e
farsi una birra prima di ritornare nella esageratamente seria
Europa occidentale.
Giülian 1995