Delirio
social-politico-abitativo
Se qualcuno
dovesse rilevare la mia impronta politica dalla casa in cui vivo,
avrebbe qualche serio problema.
Ho provato io stessa a capirci qualcosa, anni fa.
Ho rinunciato.
Dall’esame attento e razionale al quale sottoposi la mia
unità abitativa, sezionandola ambiente per ambiente, derivarono
i seguenti quadri analitici:
Il
giardino:
Questo
ambiente "open air", urla a squarciagola la sua affiliazione
alle Brigate Rosse. E’ un giardino terrorista di sinistra.
Erba alta quasi un metro, canne a gogò, alberi di pere
da sballo. Il paradiso dei pusher. In questa giungla casalinga
scorazzano due galline: Enrico e Maria. La terza gallina, Salerno,
visto che aveva smesso di fare l’uovo ha fatto il brodo.
Codeste galline aderiscono anche loro al movimento estremista
di cui sopra e hanno assoldato il gatto dei vicini come palo:
impossibile fregargli le uova di giorno. Gli attentati alle bombe
al colesterolo vanno portati esclusivamente di notte, quando loro
dormono.
L’ingresso:
Ecco,
lui è sicuramente moderato. Un diessino, ma non troppo
convinto. Nel senso che ancora non ha deciso bene da che parte
stare, per cui presenta un’entrata sinistroide (anfora fregata
ai fondali marini di Ponza, appendino in ferro battuto scorticato,
scatoloni e pacchi di cartone ammassati nel sottoscala) e una
scala di tendenza destroide (elegante collo d’oca in monocottura
rosa antico con finestra in vetro fumè decorato, ringhiera
i ferro artistico anch’esso fumè). L’indecisione
è testimoniata ulteriormente dalla mancanza di ringhiera
di protezione nella parte centrale della scala che però
ha i gradini di 1,5 metri di lunghezza lato.
Il
salone:
Tipico
ambiente da "Partito della Margherita". Ampio ma non
enorme. Un caminetto rustico in mattone contrapposto a un bel
pianoforte nero verticale. Di marca. Ma non troppo. Un quadro
di Mirko, made in Piazza Navona, e una lito di Dalì, made
in istituto Centrale del Restauro.
Raccolta di oggetti etnici da due lire, in legno, pietra e metallo
contrapposti a un persiano autentico made in contrabbando dall’Iran.
Uno stereo costruito a mano seguendo le istruzioni dei fascicoli
"elettronica oggi" e una raccolta di CD Jazz di qualità.
Un ficus benjamin semispoglio e un tronchetto della felicità
assurdamente rigoglioso e decisamente molto bugiardo. Un divano
di pelle pregiata ma con democratici strappi sui cuscini. Tende
e copritavolo in tinta. Ma leggermente scoloriti.
La
cucina:
Decisamente
ma decisamente socialista. Ci si sente volteggiare il fantasma
di Bettino Craxi in cucina. Un posto dove il "magna magna"
è legge e religione. E la fede politica veramente è
cosa in secondo piano. Tavolo massiccio 8 posti-ganascia. Un forno
a legna e un barbeque comunista e un frigorifero dal cuore chiaramente
di destra, ad osservarne il contenuto, se la ridono in maniera
goliardica alla faccia di chi vuole che i due differenti schieramenti
non abbiano punti d’incontro. Il legno di rovere e la lavastoviglie
digitale mantengono l’equilibrio e concorrono a creare un
ambiente dove anche il Berlusca si sentirebbe a suo agio.
Il
bagno grande:
Schifosamente
di destra. Completamente. Vasca idromassaggio angolare matrimoniale,
otto bocchettoni intermittenti, con telefono. Doppio lavello con
specchio panoramico e marmo verde, sanitari e rubinetteria griffati,
termosifone da parete, decorativo e con funzione di scalda-spugne.
Cerca di smorzare l’effetto fascista con ceste di rattan
e accessori in cotto made in banyan tree – maldives, ma
con scarso risultato.
Il
bagno piccolo:
Brigatista
rosso, come il giardino.
Box
doccia instabile, cesta dei panni con coperchio sfondato, scarpiera
ripiena all’inverosimile, armadietto medicinali con anta
rotta, lavello tradizionale, porta asciugamano traballante, miriade
di bottigliette sparse in ordine casuale.
Camera
del bambino:
Radicale.
Letto
con torretta di protesta e capanna anti – intrusi. Scivolo
pompieristico per fughe d’emergenza. Armadio dove per riuscire
a far entrare qualcosa bisogna fare prima un referendum per capire
cos’altro deve uscire e a quali fondamentali condizioni.
Camera
da letto:
Pallosamente
democristiana. Classica. Stantia. Bigotta. Che sa di vecchio.
E’ ora di cambiarla infatti.
Studio:
Scheda
bianca.
Considerazioni
finali: non vado più a votare